lunedì 11 marzo 2013

SARDEGNA DOUBLE FACE / LE MINIERE DELLA VERGOGNA


Edifici ristrutturati e mai aperti, spreco di soldi pubblici e bonifiche mai fatte
La mappa dei siti chiusi nel Geoparco che non decolla
Note positive solo per Serbariu e Rosas. La maggior parte dei siti compresi nel Parco Geominerario sono chiusi o gestiti in modo approssimativo.
Centinaia di edifici ristrutturati, ma ancora chiusi e inutilizzati. Siti minerari abbandonati, bonifiche mai eseguite ma sempre presenti nei programmi elettorali di ogni colore politico. C'è ancora tanto da fare sul fronte del recupero ambientale nel Sulcis Iglesiente e in particolare nel Parco Geominerario eternamente commissariato.
LA MAPPA Una settimana fa è stata pubblicata la mappa delle miniere turistiche d'Italia (edizioni Si.me di Cagliari). Ma l'editore Sandro Mezzolani è andato oltre: ha realizzato anche un'altra carta, non destinata alla vendita, sicuramente provocatoria ma tristemente realistica. Le condizioni dei siti sono illustrate con un testo breve accompagnato da una emoticon, ovvero un'icona emozionale come quelle utilizzate negli sms sui telefoni cellulari; faccine gialle che cambiano aspetto a seconda delle situazioni. A volte trasmettono buonumore, altre tristezza. Quelle presenti nella mappa in genere non sorridono. Se si escludono poche eccezioni, come le miniere di Serbariu e Rosa, per il resto c'è da piangere. L'elenco delle cose negative è lunghissimo. I siti che strappano un giudizio positivo si contano sulle dita di una mano. IL FLUMINESE Venerdì scorso a Cagliari è stato siglato un accordo per lo sviluppo delle ex aree minerarie del Fluminese. In attesa di fatti concreti il territorio fa i conti con una situazione di degrado estremo. Per il momento strappa un sorriso, e quindi un giudizio positivo, soltanto Buggerru per l'ostello e il museo del minatore. Lasciano invece a desiderare le miniere di Zu Zurfuru a Fluminimaggiore, l'ex tamburo piano inclinato di Buggerru, il villaggio di Grugua, il punto di ristoro della Galleria Henry e la Grotta delle Lumache. Viene promossa la rete dei tre itinerari escursionistici che però non è sostenuta da adeguate politiche di promozione turistica.
IGLESIENTE E SULCIS Superano l'esame gli archivio minerari di Iglesias e il villaggio di Tiny. Per il resto l'Iglesiente riserva un quadro desolante. L'elenco delle cose non funzionano è chilometrico. Qualche esempio: gli ex villaggi di Arenas (ristrutturato, ma privo di gestione) e Marganai (edifici spesso chiusi a Linasia), l'ex miniera di Barrasciutta “tombata” con un muro di cemento all'ingresso, le Grotte di San Giovanni (poco valorizzate) e l'ex cantina di San Benedetto, recuperata e mai utilizzata. Il viaggio nel Geoparco mai nato prosegue nella decadente Villa Pertusola (sede dell'ente parco), Pozzo Sella a Monteponi (chiuso), l'impianto di elettrolisi dei fanghi rossi (struttura abbandonata), nello squallore del villaggio di Seddas Modditzis, nella ciminiera dalla fonderia di Fontanamare. Il tour continua nella Laveria Lamarmora di Nebida (struttura lesionata a causa dei crolli), il villaggio di Monte Onixeddu, per niente valorizzato e con tanto di discarica vicina. E per chiudere in bruttezza c'è il sito di Orbai a Villamassargia, ristrutturato, ma ancora privo di gestione. Per quanto riguarda il Sulcis, oltre alle note positive di Serbariu e Rosas, il resto è da dimenticare. Qualche esempio: i villaggi di Sa Marchesa e Capo Becco, l'ex miniera di Seruci, il borgo forestale di Pantaleo e l'antica linea ferroviaria Maddalena San Leone.
IL RESTO DELL'ISOLA Nel resto dell'Isola le cose non vanno meglio. Strappa un giudizio positivo il museo mineralogico di La Maddalena. Poi ci sono soltanto recensioni negative per siti chiusi o gestiti male: da Montevecchio ad Arbus, dal Monte Arci alla Gallura, dal Sarrabus Gerrei alla Barbagia, dal Nuorese alla Nurra. Insomma tutta l'Isola del Geoparco che non c'è.
LO SPILLO
(r.d.r.) - E' positivo che, in vista dell'ispezione Unesco, il Forum organizzi in Sardegna il V° Meeting dei Geoparchi italiani. La speranza è che, per quella occasione, la “Vergogna” ben illustrata qui sopra sia stata cancellata.

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