lunedì 27 giugno 2011

Nuovo Direttore al Parco Adamello-Brenta

Roberto Zoanetti, 51 anni, è il nuovo Direttore del Parco Naturale dell'Adamello Brenta – Adamello Geopark della Rete Unesco. Prende il posto di Claudio Ferrari, che ha ricoperto tale incarico per 10 anni.
Ferrari ha assunto un nuovo incarico in Provincia dove si occuperà del coordinamento delle aree protette del Trentino, e in particolar modo dei siti dolomitici riconosciuti dall'Unesco.
Ai due valenti dirigenti il più cordiale in bocca al lupo dalla redazione di HeartonEarth Report.

Terminata l'ispezione dei Commissari Unesco / Parco Apuane: si attende il verdetto

Mister Ilias Valiakos e Madame Martina Paskova sono ripartiti di buon'ora questa mattina dall'aeroporto di Pisa alle rispettive residenze dopo i tre giorni in cui hanno ispezionato il Parco delle Apuane per l'esame decisivo al suo ingresso nella Rete europea dei Geoparchi Unesco.
Da venerdi scorso, i due commissari hanno visitato le strutture e i siti del Parco, incontrando tra l'altro gli amministratori della zona e numerosi operatori economici che hanno supportato la candidatura di quello che potrebbe a settembre diventare l'ottavo Geoparco Unesco italiano.
Come di consueto, i due ispettori internazionali hanno mantenuto il più stretto riserbo sulle loro risultanze, ma negli ambienti del Parco si respira un cauto ma giustificato ottimismo.
Adesso la palla passa all'Advisory Committee (il Comitato ristretto, in cui siede per l'Italia Maurizio Burlando) e poi al Coordination Committe, che si riuniranno dal 13 al 15 settembre in Norvegia. Il responso sarà poi comunicato ufficialmente nel corso dell'Assemblea Plenaria, che si terrà presso il Geo Norvegica Park dal 15 al 17 settembre.
Sempre in quella data si saprà se il Geoparco della Sardegna avrà superato l'ispezione di riconferma. E allora, non resta che aspettare: lo champagne è già in frigo.

TUSCAN MINING GEOPARK: I BAGNETTI: UN COLOSSO DAI PIEDI D'ARGILLA

di FILIPPO FORTE
La sua ristrutturazione costò circa due milioni e mezzo di euro: “inaugurata” con una solenne cerimonia il 6 settembre 2008, la sede dei Bagnetti di Gavorrano doveva essere il “fiore all'occhiello” del Parco Tecnologico Archeologico delle Colline Metallifere.
Centro Direzionale, salone convegni, Museo della memoria, enoteca e Centro espositivo d'Arte Moderna: una location all'avanguardia, la “Porta” d'ingresso al Tuscan Mining Geopark. Questo nei progetti; nella realtà, invece, un gigante dai piedi d'argilla, un Titanic arenato nelle Rocce.
Senza impianto di riscaldamento e di ventilazione, mai veramente entrato in funzione a pieno regime. Aperto solo per le “grandi occasioni”. Qualcuno, perfidamente, l'aveva definita Operazione Smoke in the eyes (fumo negli occhi); altri, altrettanto perfidi ma più pragmatici, l'avevano ribattezzato “Alcatraz”. Ed effettivamente, in quest'ultimo periodo, ha dato più l'impressione di una “prigione di massima sicurezza” che di un Parco, dalla quale scappare...
Il nuovo Sindaco di Gavorrano, Massimo Borghi, non ha mai fatto mistero delle sue intenzioni: via l'enoteca, niente Museo, ma quale esposizioni... Lì ci vede bene la nuova sede comunale. E l'ha detto chiaramente fin dal suo insediamento. Che importa se il Direttorissimo, “Dea ex Machina” del Parco e del Teatro delle Rocce, ha altre idee? Tra i due non corre buon sangue. Ma Borghi ha vinto, anzi stravinto, le elezioni e vuol togliersi qualche sasso (pardon: roccia...) dalle scarpe.
E quindi, eccoci probabilmente giunti all'ultima puntata di una estenuante telenovela. Al posto di turisti, sculture ed attività teatrali ci saranno certificati di residenza e visure catastali.
Immobile, il “Gigante” bianco sarà sempre lì: imperituro monumento al Futuro (im)possibile.

TUSCAN MINING GEOPARK: ALESSANDRA CASINI LASCIA GAVORRANO?

(s. p.) - Partiamo dai dati di fatto: Alessandra Casini è un ottimo manager, stimata ed ambita da tutti. E' apprezzata dirigente del Comune di Gavorrano, dove ricopre l'incarico di Direttore dell'Istituzione Comunale “Laboratorio GavorranoIdea” e in tal senso dirige anche il Teatro delle Rocce. Contestualmente, da sei anni ha assunto l'incarico di Coordinatrice delle “Porte” del Parco Nazionale Tecnologico Archeologico delle Colline Metallifere, dal 3 ottobre scorso Tuscan Mining Geopark della Rete Unesco (attenzione: questo passaggio è vitale per comprendere tutto il resto).
Da circa un anno, è sottoposta ad una “corte” serrata da parte della Provincia di Grosseto dove il Presidente Marras le vuole affidare un importante ruolo manageriale. Tanto che diversi mesi fa ha partecipato (e brillantemente superato) un esame abilitativo. Tuttavia, ha fin qui sempre respinto le allettanti “avances”, preferendo dedicarsi al Parco e alla sua “creatura” prediletta che è il Teatro delle Rocce, e smentendo sempre le indiscrezioni circa un suo trasloco a Piazza Dante.
Qualcuno dirà: sono affari suoi, e poi – dato che la Provincia è un Ente del Consorzio del Parco – nulla osterebbe a che lei continuasse nelle sue mansioni di Direttore ai Bagnetti. Il fatto è che le cose non stanno esattamente così, e il reiterarsi di tali indiscrezioni – per di più corroborate da sostanziali indizi – non fanno altro che alimentare i dubbi e le incertezze circa il futuro stesso del Geoparco.
Per capire bene la questione, occorre precisarne il contesto:
a) Gavorrano è la sede istituzionale del Parco delle Colline Metallifere e l'edificio dei Bagnetti ne ospita uffici e Centro Direzionale;
b) Il tutto è regolato da una Convenzione stipulata tra Parco e Comune di Gavorrano, in base alla quale quest'ultimo ottiene dal Parco un contributo per i servizi tecnico-amministrativi erogati;
    c) Tra questi, figura anche il “coordinamento delle Porte del Parco”
Insomma, è al Comune di Gavorrano che viene affidato il ruolo di “coordinatore delle Porte”. La Casini ricopre tale incarico, quindi, in quanto funzionario di esso: se dovesse passare alle dipendenze della Provincia, non potrebbe più rivestire tale mansione perchè la sua non è una nomina personale. Peraltro, la qualifica di Direttore con cui viene omaggiata, ufficialmente non esiste: il Parco non ha una sua pianta organica, e comunque per insediarne uno ci vorrebbe un concorso pubblico.
In buona sostanza: se la Casini lascia Gavorrano, il Comune dovrà nominare un nuovo coordinatore delle “Porte”. Con tutti i problemi del caso. E' evidente che per la struttura del Parco sarebbe un brutto colpo, forse letale. La Casini è difficilmente rimpiazzabile. Né sarebbe pensabile sostituirla con tecnici di altri Comuni o della Provincia: come detto, il “coordinamento” spetta al municipio gavorranese. A meno che non si modifichi la Convenzione tra Parco e Comune: in tal caso, però, Gavorrano dovrebbe rinunciare ad una fetta del contributo. Ma a quel punto verrebbe rimesso tutto in discussione e potrebbe innescarsi una pericolosa reazione a catena: è evidente che il “coordinamento delle Porte” è strettamente connesso alla sede del Parco. Ed ospitarla significa ricevere nelle proprie casse dai 100 ai 150.000 euro, oro colato per piccoli comuni come quelli delle Colline Metallifere in tempo di finanza “lacrime e sangue”. Quindi, c'è il rischio che gli equilibri faticosamente raggiunti a suo tempo fra i vari enti locali del Consorzio vengano a saltare, in un momento peraltro periglioso, senza Comitato di Gestione e con un Presidente in scadenza tra un mese. E potrebbe scattare una “guerra di successione” per prendere il posto di Gavorrano, con Massa Marittima in pole-position...
Tanto più che il Sindaco Borghi ha già fatto intendere che ai Bagnetti vuole installarci gli uffici comunali. Idea, questa, incompatibile con i progetti museali della Casini: e questa sarebbe stata l'ultima di una serie di “incomprensioni” tra i due che avrebbe alla fine spinto la coordinatrice ad accettare l'incarico in Provincia.
E' probabile che ciò possa avvenire dopo la riunione del Coordination Committe dell'EGN – dove la Casini siede in rappresentanza del Parco – prevista durante l'Assemblea Plenaria dell'European Geoparks Network, in programma in Norvegia a metà settembre: l'ultimo atto di presenza prima del “distacco”. Dopo di che, chissà? Per quella data, forse ci sarà un nuovo Presidente, un nuovo Comitato, una nuova sede: ma ci sarà il Parco?
*****

TUSCAN MINING GEOPARK: E l'ultimo chiuda la porta...

di ALESSANDRO BALDASSERINI
Quello che non è riuscito al Ministro Calderoli nel 2009, quando tentò in tutte le maniere di inserire il Parco tecnologico archeologico delle Colline Metallifere nell'elenco degli Enti inutili da cancellare, sembra che stia per concretizzarsi – non so con quale e quanta consapevolezza da parte degli attuali protagonisti – a breve.
Ma prima di addentrarci nel merito della questione, sarà bene fare definitivamente chiarezza su due punti. Il primo: se e quando qualcuno – forse lo stesso Ministro Prestigiacomo – scriverà la

parola “Fine” è giusto si sappia che penna ed inchiostro sono “Made in Maremma”. Il secondo: sappiamo per certo che al Ministero dell'Ambiente leggono “mooolto” attentamente il nostro Report e quando qualcuno ci chiede perchè da Roma non vi sia mai una presa di posizione, fosse anche per smentire quanto scriviamo, è facile rispondere loro. Perchè in Viale Cristoforo Colombo sono perfettamente consci di essere nel torto e fanno affidamento sulla “compiacenza” delle istituzioni locali, e sulla cortina di silenzio stesa dagli organi di stampa ad esse collegati per quieto vivere, per troncare e sopire ogni tentativo di fare chiarezza.
Sebbene noi si stia da tempo sollevando il caso, avete forse sentito negli ultimi tre mesi levarsi la voce di qualche Ente locale, dichiarazione di sindaco o assessore o esponente politico di qualsiasi
estrazione in merito a questa sconcertante vicenda? Oppure avete letto o visto servizi sui giornali o televisioni che operano in Provincia di Grosseto?
Tutto tace. E nel silenzio, l'opera sta per andare a compimento, con buona pace di tutti.
E dunque, smontato un pezzo dopo l'altro, del Parco non è rimasto che l'ultimo puntello: e se tirato via anche quello, l'edificio crollerà definitivamente. Nel numero precedente avevamo metaforicamente scritto delle “Rocce” che rischiano di tramutarsi in macerie, ma non immaginavamo che il processo di sgretolamento fosse ad uno stadio così avanzato...
Abbiamo parlato di “ultimo puntello”, ma in realtà si tratta dell'architrave: eh sì, il Direttorissimo (sapete di chi sto parlando...) regge da solo – in assenza del Comitato e con un Presidente in altre faccende affaccendato e ormai prossimo alla scadenza – tutto il peso del Parco. E che lo faccia con passione e con alta professionalità è tutto a suo merito.
Bene: da alcuni giorni hanno ripreso a circolare indiscrezioni – peraltro già a suo tempo smentite – circa un suo possibile approdo in Provincia per assumere un importante e prestigioso incarico manageriale, corredato da altrettanto prestigioso compenso. Intendiamoci: le indiscusse capacità professionali e manageriali più e più volte dimostrate sono tali che esso non solo sarebbe giustificato ma persino inferiore al suo valore. Parliamo di un dirigente apprezzato e stimato in tutta l'Europa dei Geoparchi: ci sono Enti e Parchi che farebbero carte false per ingaggiarlo e a pochi chilometri da Gavorrano, in terra già livornese, c'è ancora chi si morde i gomiti per esserselo lasciato scappare. Un po' come se il Barcellona lasciasse andare Leo Messi al Real Madrid a parametro zero!
Il punto, comunque, non è questo. Il fatto è che – se e quando – il Direttorissimo (e scriviamo ciò con stima ed amicale ironia) dovesse lasciare Gavorrano per Grosseto, come i “boatos” sembrerebbero lasciar intendere, al Parco verrebbe a crearsi un vuoto forse incolmabile ma, soprattutto, si innescherebbe una reazione a catena tale da rimettere tutto in discussione, compresa l'ubicazione della sede e probabilmente la sua stessa esistenza. Nei servizi susseguenti spieghiamo con dovizia di particolari come e perchè: qui preme solo sottolineare come questa che è più di un'ipotesi rappresenterebbe l'atto finale dello smantellamento del Parco e del suo staff avviato un anno fa. A quel punto, svuotati di tutto, il destino dei Bagnetti (e quindi dell'intero Progetto ideato da Corsi) sarebbe ineluttabilmente segnato. A smobilitazione effettuata, nell'andare via, l'ultimo chiuda almeno la porta.
P. S.: Sai che invidia, il Calderoli...

venerdì 17 giugno 2011

COLPO DI SCENA: SALTA SPETTACOLO DI DARIO FO AL TEATRO DELLE ROCCE - IL 5 AGOSTO E' IN PROGRAMMA UNA SERATA CON MARCO PAOLINI

GAVORRANO - Colpo di scena: lo spettacolo di Dario Fo in programma
questa estate al Teatro delle Rocce di Gavorrano è saltato. La notizia
è ufficiale, diramata dall'agente del Premio Nobel motivando
l'annullamento con non meglio specificati "motivi di salute".
Il cartellone del Festival delle Rocce subisce un duro colpo; comunque
rimangono altre date importanti: oltre al violinista Salvatore
Accardo, è stata confermato per la sera del 5 agosto lo spettacolo di
Marco Paolini

giovedì 16 giugno 2011

ESCLUSIVO: DARIO FO AL TEATRO DELLE ROCCE

di RICCARDO di ROBILANT
Il nostro articolo "Le Rocce si stanno sgretolando" deve
aver urtato qualche suscettibilità (vedi Report n° 38) e qualcosa si è
mosso.
Avevamo scritto: "Malgrado i suoi notevoli, ed ammirevoli, sforzi però
la casa sta mostrando (Alessandra Casini, ndr) qualche crepa e qualche
segno di cedimento. Il Teatro delle Rocce, ad esempio, sua “creatura”,
rischia di sgretolarsi. Il cartellone estivo 2011 è incerto, il palco
rischia di rimanere desolatamente vuoto. Tra l'altro, il designato
nuovo presidente di “GavorranoIdea”, Barbi, ha lasciato intendere di
avere idee un po' divergenti dalle sue per quanto riguarda l'utilizzo
della struttura. Così come non è un mistero che il riconfermato
sindaco Massimo Borghi la pensi diversamente su come riorganizzare la
sede dei Bagnetti che ospita il Centro Direzionale del Parco. Staremo
a vedere2.
Ed infatti, da ambienti vicini al Teatro ci giunge adesso notizia di
un vero "Scoop" che diamo in esclusiva: il Festival del Teatro delle
Rocce 2011 si terrà, dal 6 luglio al 15 agosto (date da verificare) e
nel programma è inserito - verosimilmente ad agosto - uno spettacolo
del Premio Nobel Dario Fo.
Una vera "chicca" che conferma l'importanza e il prestigio di questo
Teatro. Peccato solo che nel sito www.teatrodellerocce.it la notizia
non appaia: il cartellone c'è, ma è quello del 2010...
Diamo quindi con piacere in anteprima questa bella notizia a tutti gli
appassionati ed "aficionados" del Teatro delle Rocce, e magari anche
al Presidente di "GavorranoIdea" Barbi e al Sindaco di Gavorrano
Borghi.
www.italiangeoparksproject.it

Turismo sostenibile: quale opportunità per la provincia di Grosseto?

Domani 17 giugno, presso il Parco Tecnologico Archeologico delle Colline Metallifere Grossetane, si terrà l’ultimo di una serie di incontri organizzati nell’ambito del progetto europeo “NJESDCOM -Nuove professionalità attraverso le competenze per lo sviluppo sostenibile”. L’incontro si terrà il 17 giugno, a Gavorrano, località Bagnetti, Piazzale +240, sede del Parco Tecnologico Archeologico delle Colline Metallifere Grossetane e sarà dedicato al tema Turismo sostenibile: quali opportunità per la provincia di Grosseto?”.
Interverranno Francesco Tapinassi, direttore APT Grosseto, su “Turismo in Maremma: lo stato dell'arte e modelli di sviluppo. Un'attenzione particolare al Turismo Sostenibile e alla promozione Web 2.0”; Alessandra Casini, direttore Parco Archeologico Tecnologico delle Colline Metallifere Grossetane, su “La rete Europea dei Geoparchi UNESCO: una reale opportunità per il nostro territorio”; Massimo Bucci, amministratore Toscana Food & Gourmet, “Manifesto per un ‘parco del gusto’ nell’alta Maremma”; Fabrizio Santini e Mario Matteucci, LEA “La Finoria”, su “Turismo Sostenibile: una prospettiva economica in provincia di Grosseto”.

La rivoluzione del 2.0 – osserva Francesco Tapinassi, direttore APT Grosseto – ha consentito l’affermarsi della condivisione della travel experience. Essere 2.0 significa mantenere alta la propensione all’ascolto, utilizzare la tecnologia per scambiare opinioni e conversare passando da una comunicazione unidirezionale, tipica del monologo ad una bidirezionale, che caratterizza il dialogo. Attraverso partenariati e progetti partecipati siamo entrati in contatto con community che hanno, nella sostenibilità e nel rispetto dell’ambiente, sistemi valoriali condivisi.
La Maremma ha tutte le potenzialità per esprimere elementi di eccellenza sia nell’innovazione della
comunicazione che nell’offerta turistica, da sempre fortemente legata alla valorizzazione del proprio territorio.
L’interesse per questa nuova metodologia di marketing – conclude Tapinassi – sollecita anche ad entrare in sintonia con l’idea di ecosistema turistico, in logiche win-win, in cui solo la compartecipazione di tutti gli attori della filiera turistica consente di tener il passo dei competitori internazionali, che hanno fatto delle logiche promozionali sistemiche il primario motivo del loro successo”.

TUSCAN MINING GEOPARK:Le Rocce si stanno sgretolando

di RICCARDO di ROBILANT
Quando non è impegnata in viaggi di lavoro in Italia e all'estero, il direttore del Tuscan Mining Geopark Alessandra Casini si batte stoicamente come una leonessa dalla fulva criniera per tenere in piedi la baracca. Instancabile, si fa in quattro per portare avanti la sua missione. Ma che dico in quattro, si fa in sei: direttore del Parco, direttore del Teatro delle Rocce, direttore del Laboratorio GavorranoIdea, membro del Forum dei Geoparchi italiani, rappresentante del Parco nel Comitato di Coordinamento dell'European Geoparks Network ed infine membro del Comitato Miniere dell'AIPAI. Oltre alla sua attività di conferenziere, sommelier ed attivista culturale.
Malgrado i suoi notevoli, ed ammirevoli, sforzi però la casa sta mostrando qualche crepa e qualche segno di cedimento. Il Teatro delle Rocce, ad esempio, sua “creatura”, rischia di sgretolarsi. Il cartellone estivo 2011 è incerto, il palco rischia di rimanere desolatamente vuoto. Tra l'altro, il designato nuovo presidente di “GavorranoIdea”, Barbi, ha lasciato intendere di avere idee un po' divergenti dalle sue per quanto riguarda l'utilizzo della struttura. Così come non è un mistero che il riconfermato sindaco Massimo Borghi la pensi diversamente su come riorganizzare la sede dei Bagnetti che ospita il Centro Direzionale del Parco. Staremo a vedere.
Ma anche il Geoparco segna il passo. Il Comitato dell'Unesco avrà anche approvato il rapporto semestrale (che pubblichiamo più sotto) circa l'attività svolta, ma l'opinione pubblica locale? Il Parco sembra essersi dissolto, le iniziative languono o non vengono pubblicizzate. Le “Porte del Parco” (di cui, dimenticavamo, è anche “Coordinatrice”) sembrano abbandonate al loro destino. Pare che il finanziamento per il 2011 sia stato stanziato, ma dov'è il piano di potenziamento annunciato? E così per il progetto della pannellistica (a proposito, ma chi ha ideato quel pessimo restyling del logo?). A gennaio, il Presidente Agresti – altro desaparecido – aveva annunciato il rilancio del Premio letterario S. Barbara: stiamo ancora aspettando... E che ne è del nuovo sito web del Parco? Il portale internet non è aggiornato: l'ultima notizia di “ParcoNews” è dell'aprile... 2010.
Non si conoscono i dati sull'affluenza alle “Porte del Parco”: quanti sono stati i visitatori nel 2010? E sono stati erogati i fondi? Non si sa nulla sull'attività: il Direttore ha viaggiato dalla Sicilia al Galles a rappresentare il Parco ma (contrariamente ai siti di altri Geoparchi italiani) non vi è traccia del suo operato ne quali obiettivi siano stati raggiunti.
I giornali locali da mesi non parlano più del Parco, ed è quindi passato sotto silenzio il fatto (simbolicamente grave) che quest'anno le Colline Metallifere non abbiano partecipato al Programma ufficiale della “Giornata della Miniera”, indetta da quel Comitato Miniere AIPAI in cui la Casini partecipa.
In compenso, domani venerdi 17 giugno, il Direttore terrà un intervento sul “turismo sostenibile: il ruolo del Geoparco” nel convegno organizzato dalla Confindustria Grossetana proprio ai Bagnetti (vedi programma pubblicato sotto). “Una reale opportunità di sviluppo”, c'è scritto: può darsi, ma è difficile concretizzarla senza farla conoscere in giro e rimane nel chiuso di quattro mura. Che, peraltro, cominciano ad incrinarsi...

TUSCAN MINING GEOPARK: La storia infinita del Comitato che scadrà prima di insediarsi

di SACHA PAGANINI
Calendario alla mano, il rischio di scadere nel ridicolo è quanto mai probabile. Il conto alla rovescia è cominciato: e se non interviene un decreto di proroga del Ministro, che non si nega mai a nessuno
(tranne Hubert Corsi...), tra poco verrà registrato un nuovo record. Quello, cioè, di un Comitato di Gestione che scade prima ancora di avere avuto il tempo di essersi insediato. Un record imbattibile.
A rileggere oggi le cronache di un anno fa si avverte un forte senso di straniamento. A quei tempi, le polemiche per il rinnovo del Comitato del Parco Nazionale delle Colline Metallifere tenevano banco: interrogazioni parlamentari, comunicati, dichiarazioni di fuoco. Adesso, su tutto ciò, è caduto un mesto velo di imbarazzato silenzio. A fine luglio scadrà il mandato del Presidente Agresti e, con esso, decadrà il Comitato mai nato.
Eppure... Eppure dodici mesi fa i toni erano ben diversi. Prendiamo la Provincia: la candidata era l'Assessore alla Cultura Cinzia Tacconi; poi SEL rivendica il posto per il suo consigliere Baldanzi. A quel punto, il Presidente Marras per tagliare la testa al toro si autonomina. Riempita la casella, si passa a quella del rappresentante dei Sindaci. Quello di Gavorrano, Massimo Borghi, prima mette il veto sulla riconferma del suo predecessore Alessandro Fabbrizzi poi, per superare la fase di stallo, acconsente ad appoggiare la candidatura di Lidia Bai.In segno di riconoscenza, il PD a settembre lo sfiducia e il Comune viene commissariato. Borghi a maggio si riprenderà la rivincita, rieletto a furor di popolo. Gavorrano però rimane senza rappresentanza, dato che per la Comunità Montana viene indicato il Sindaco di Montieri Marcello Giuntini. Tutto a posto? No, manca il rappresentante della Regione Toscana. Sembra spuntare nuovamente Fabbrizzi, poi a dicembre il nodo viene finalmente sciolto con la scelta che cade sull'Assessore all'Ambiente Annarita Bramerini. Il giorno 7 dicembre, un comunicato afferma che ora “il Comitato è nel pieno della sua rappresentatività e può iniziare la sua attività”. Da quel momento, come il DC-8 di Ustica, scompare dai radar...
Manca la firma del Ministro Prestigiacomo sul decreto di nomina. I mesi passano e a febbraio HeartonEarth Report solleva il caso. Si scopre che manca ancora l'indicazione del rappresentante del Ministero dei Beni Culturali. Strano, dato che per prassi tale incarico spetta al Direttore dei Beni Culturali della Toscana. Da notare che, nel frattempo, a gennaio il Ministro ha prorogato il Comitato del Parco “gemello” dell'Amiata, dove il neo-direttore Maddalena Ragni ha preso il posto del predecessore Mario Augusto Lolli Ghetti. Considerato che, per quanto riguarda i Beni Culturali, i nomi collimano anche per il Parco delle Colline Metallifere, non si capisce dove sia l'intoppo. Ah già, la lettera... Quella smarrita nei meandri del Ministero e che salta fuori il 27 febbraio. Che sbadati quelli dei Beni Culturali. Qui comincia un grottesco scarica-barile su chi competa l'indicazione per la nomina. Il 13 marzo il Ministero scrive al Direttore Ragni: la quale, non potendosi certo autonominare, la rispedisce al mittente. Tocca al Ministro, che nel frattempo è cambiato: via il depresso Bondi, ecco lo scettico Galan (“io ai Beni Culturali? Mai! Mica voglio fare la fine di Bondi...”). Ma di dare il nominativo alla Prestigiacomo non se ne parla. Domanda: ma se non conoscono la procedura, come avranno fatto a risolvere nel giro di una settimana la nomina per il Parco dell'Amiata? Mah...
Si scomoda perfino il Presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, che telefona prima alla Prestigiacomo e poi a Galan. Ma il tempo passa, tutto tace. A metà giugno si comincia a guardare il calendario: ancora un po' e il record verrà stabilito. Ma gli ottimisti non demordono: in fondo, una proroga non si nega a nessuno. Salvo non chiamarsi Corsi...

TUSCAN MNING GEOPARK:Non ci resta che ridere...

di ALESSANDRO BALDASSERINI
Va bene, abbiamo scherzato... Del resto, delle due l'una: o farsi una risata o prendere seriamente in considerazione l'ipotesi di chiamare “Chi l'ha visto?”.
Eh già, perchè il caso è misterioso e complicato assai: da oltre un anno non si hanno più notizie del Comitato di Gestione del Parco Nazionale Tecnologico Archeologico delle Colline Metallifere. Vi ricordate il film Picnic ad Hanging Rock? Ecco, siamo lì. Anche i familiari cominciano a stare in pensiero: avevano letto, la scorsa estate, che i loro cari erano stati nominati a dirigere uno dei più importanti e prestigiosi parchi italiani ed europei, Geoparco Unesco. Peraltro, che sia importante e prestigioso lo testimonia il fatto che, in un giorno solo (mercoledi 15 giugno), sia stato oggetto di un articolo su Repubblica Viaggi e di un servizio su Tg2-Viaggiare.
Apro parentesi. A proposito, che cosa curiosa questa iterazione dei e sui viaggi: ormai sembra l'unica attività a cui ci si dedichi. Ma è ancora un Geoparco o si è tramutato nell'agenzia viaggi del Direttore? Mah... Chiusa parentesi.
Insomma, tanto di titoli sui giornali, qualcuno si era perfino autonominato vicepresidente (per la verità non è l'unico caso: c'è chi si è proclamato direttore...), ed invece puff... Svaniti nel nulla! Scomparsi, spariti. Nessuno ne ha più sentito parlare: di loro se ne sono perse le tracce. Le ultime notizie risalgono ai primi di marzo: dopo di che, buio totale.
Altro che la Sciarelli... Qui ci sarebbe da chiamare i RIS e chiedere a Bruno Vespa di fare una puntata speciale di “Porta a Porta” con il plastico dei Bagnetti di Gavorrano come per Cogne ed Avetrana!
Considerando che nel frattempo il mistero si è fatto sempre più inquietante: eh si, perchè pure il Presidente nominato dalla Prestigiacomo sta diventando sempre più etereo, evanescente, fantasmatico. Sarà perchè tra un mese o poco più scade il suo mandato; sarà per le scoppole elettorali rimediate in qualità di coordinatore provinciale del PdL che gli hanno fatto perdere peso (politico, beninteso): insomma, sarà quel che sarà, ma pure lui sembra sparito di scena. L'ultima (e per la verità l'unica) sua telefonata l'avevo ricevuta alla fine di aprile, quando aveva garantito che avrebbe firmato il bilancio consuntivo 2010. Aveva promesso che, appena fatto, avrebbe richiamato. Sto ancora aspettando. Aveva promesso anche altre cose, ma lasciamo perdere... Il fatto è che lui, come Presidente del Parco, sui giornali non si vede e non si sente più. Qualcuno può farci avere notizie? Anche perchè ci sono un bel po' di domande che attendono ancora risposta.
In compenso, come in Dieci piccoli indiani, è rimasta una persona che presenzia, primeggia e regna solitaria ed incontrastata ai Bagnetti. Quando non è impegnata a viaggiare (per l'appunto...) in Italia e per l'Europa. Parafrasando il Re Sole, può dire senza timor di smentita “Il Parco sono Io!”. Un Impero dove non tramonta mai il sole. Come Napoleone, si è autoincoronata e in effetti il titolo di Direttore le va un po' stretto...
Ma la storia insegna che – prima o poi – il sole tramonta e c'è sempre una Waterloo dietro l'angolo. E qualche scricchiolio per la verità si comincia ad avvertire qua e là tra le Rocce del Teatro e del Parco.
Non vorremmo, quindi, che quelle Rocce si tramutassero un giorno in macerie: sotto le quali, poi, scoprire seppelliti i poveri resti del Comitato di Gestione misteriosamente scomparso... Perchè a quel punto non ci sarebbe più nulla da ridere.

giovedì 9 giugno 2011

REFERENDUM: Lo strano “caso” dell'Acquedotto del Fiora

di UMBERTO de SANTIS
Il tema dell’acqua è troppo importante per essere lasciato fuori dai quesiti referendari. Le polemiche tra le fazioni si basano sui distinguo tra acqua “bene comune” e acqua “bene pubblico”, ed esiste una terza fazione, quella dell’astensione, che ha solo un chiaro riferimento di mantenimento dello status quo, a cominciare dal monopolio delle decisioni in mano esclusiva a pochi governanti. Ma il concetto è semplice, e i distinguo possono accalorare i tecnici e i politici, ma non il cittadino. La vita nasce dall’acqua e il bene è così prezioso che intorno alla sua disponibilità sono sorte le civiltà che hanno segnato la storia del mondo. Essa è indicata come la prima causa di conflitti bellici in un futuro non troppo lontano, e non solo in Africa o in Asia. Proprio quello che sta oggi succedendo in Italia con altri mezzi, se ci si riflette: ad Aprilia Acqualatina va a staccare i contatori con tecnici scortati da vigilantes armati.
Bisogna dirsi chiaramente prima di tutto che non può esistere una privatizzazione o liberalizzazione della vendita dell’acqua, perché non esiste un mercato dell’acqua. E’ una verità semplice e pratica. Se i cittadini di Aprilia, Latina o Parigi avessero avuto la possibilità di scegliersi il fornitore di acqua potabile, come si fa con il formaggio piuttosto che con la pasta, non avrebbero perso tempo a incitare alla disobbedienza civile contro Veolia, a raccogliere firme per fare un referendum, a prendere decisioni clamorose come ha fatto la capitale francese dopo molti anni di privatizzazione. Avrebbero risposto a una tentata vendita telefonica, come quelle che ci arrivano a casa ogni giorno, e si sarebbero scelti un fornitore alternativo. Perciò la privatizzazione della distribuzione idrica può essere solo un monopolio di qualcuno su una determinata popolazione allacciata alla “sua” rete, e ciò è intrinsecamente contrario all’organizzazione del mondo liberista in cui viviamo, che si basa 
sulla concorrenza.
E in effetti se i Senesi misero mano all’acquedotto del Vivo nello scorso secolo, nessuno dei maggiorenti che vi prese parte lo fece per procurarsi un arricchimento personale, casomai per il lustro di aver reso un servizio alla città. Oggi i consorzi che governano l’acqua sono lenti, inconcludenti, posti di lavoro per politici trombati, inefficaci? Basta riformare la “corporate governance” degli stessi, facendoli scegliere direttamente alla popolazione, con consigli di amministrazione composti da tre persone con carica triennale non rinnovabile, in modo da avere nel giro di venti anni un pool di esperti su ogni singolo territorio, giacché la stragrande maggioranza degli acquedotti sono locali, e partendo dall’analisi che il migliore servizio idrico in Italia è unanimemente riconosciuto è quello del Comune di Milano, che è pubblico al 100%. Di cederlo a un privato, che sia Caltagirone o la Compagnie Général des Eaux, che ci pone sopra un “pizzo” del 7% di legge come un interesse di mora su una multa non pagata, non c’è alcuna necessità né convenienza sociale, si ritorna solo al Medioevo con una concessione feudale. Addirittura, la spirale dei compensi agli amministratori o ai tecnici di ogni livello della struttura privatizzata giustificherebbe aumenti delle bollette per pagare le “professionalità”, come è successo là dove la privatizzazione della distribuzione è già una realtà, il 7% utile netto è un plus!
E, visto che ci siamo, mandiamo un messaggio anche a chi, come pubblico, governa l’acqua in Terra di Siena. Acquedotto del Fiora fa tutto sommato un buon servizio, e i cittadini lo sanno. In un dossier dell’associazione consumatori “Cittadinanza Attiva” quella che noi chiamiamo “l’acqua del sindaco” è invece una nota dolorosa. La Toscana risulta la regione con le tariffe più alte (369 euro di spesa media annua), e sono otto i capoluoghi nei primi dieci posti della classifica nazionale delle città più costose: Firenze, Pistoia e Prato 421 euro, Arezzo 414, Livorno 392, Siena e Grosseto 391, Pisa 386. Sembra che l'aumento della bolletta dell'acqua dal 2008 all'anno successivo sia stato in Toscana pari all'11,8% (6,7% il dato nazionale).
Si obietterà che gli amministratori sono validi, visto che hanno chiuso l’esercizio 2010 con un utile di 4.657.483,00 euro, che per la verità non verrà distribuito sotto forma di dividendo ai soci, secondo comunicazione ufficiale di Acquedotto del Fiora Spa (allora a che serve la Spa se non distribuisce dividendi ai suoi soci?). Ma il prezzo di questo risultato lo hanno pagato interamente i cittadini dei 56 comuni delle province di Siena e Grosseto. Al pubblico viene comunicato solo dei 25 milioni di euro investiti in nuove opere, ma nelle Terre di Siena l’acqua vale quasi quanto l’oro. Quello che tutti ignorano è che Acquedotto del Fiora ha il suo socio privato di minoranza, la Ombrone Spa, che col suo 40% di quote è il maggior socio singolo. Ombrone Spa è una società di proprietà di un contenitore di partecipazioni nel settore idrico italiano chiamato Ondeo Italia Spa, che fa capo a Suez Gdf, e possiede anche il 4,99% di Acea Spa, la famosa multiservice di Roma, cioè Comune di Roma 51%, Gdf Suez 11,515%, Caltagirone Francesco Gaetano 15,026%. Il cerchio si chiude da solo. 
Chi pensava che almeno nel settore idrico vivessimo ancora in un’isola felice, è servito. La questione referendaria sull’acqua è un tema importantissimo anche per noi.

REFERENDUM: 12-13 giugno, una prova di maturità

di ALESSANDRO BALDASSERINI
E' con un certo orgoglio che apriamo questo numero “speciale” dedicato al Referendum con l'articolo di Philip Rushton, “firma” ambientale di fama mondiale, con il quale abbiamo affrontato la questione del nucleare. Che, come ha brillantemente spiegato, riveste implicazioni che travalicano i nostri confini nazionali. Ciò sta a significare che l'appuntamento del 12 e 13 giugno sarà anche – e soprattutto – un test di maturità per tutti noi. A cominciare dal raggiungimento del quorum. Dopo la decisione della Germania e, seppur passata sotto silenzio forse ancor più significativa, della Svizzera di rinunciare al nucleare, il voto italiano assume un'importanza fondamentale. Possiamo fallire questa occasione storica per mettere definitivamente una croce sopra le centrali nucleari? Ma, soprattutto, che immagine uscirebbe del nostro Paese all'estero se il fatidico quorum non venisse ottenuto, se mancassimo questo fatidico appuntamento? Quella, inevitabilmente, di un'allegra, sconclusionata e sconsiderata “espressione geografica” abitata da “tronisti” e “veline”, irresponsabile evoluzione dei “nani e ballerine” degli anni '80 che, pur tuttavia, nel 1987 alla gita al mare preferirono andarono a votare il referendum e affossare la costruzione della centrale di Montalto di Castro.
Vogliamo, dunque, prenderci il destino nelle nostre mani? Crediamo nella possibilità di dare una svolta a questo Paese? E, come ha scritto Philip Rushton (che non potrò mai ringraziare abbastanza per l'onore che ha concesso a questa piccola e tenace testata), desideriamo inviare “un esempio primario di un popolo che impone la sua volontà su un governo corrotto e sull’implacabile lobby nucleare”? Certo, parole forti, che forse solo un giornalista straniero poteva avere il coraggio di mettere nero su bianco. Ebbene, vogliamo tutto ciò? E allora, domenica e lunedi andiamo a votare: e votiamo SI.
Ci hanno provato, e ci provano anche in queste ultime ore, a farci disertare le urne. Prima con la “moratoria” sul nucleare. Poi, vista la sentenza della Cassazione, con il ricorso in extremis alla Consulta per evitare il quesito “aggiornato” e magari contando sul caos nelle schede degli italiani all'estero (ma, detto tra noi, perchè chi ha scelto di starsene in un'altra nazione dovrebbe decidere per me che sono rimasto qua?). Tutti sforzi per depotenziare la tornata referendaria ed evitare il quorum. Sì, perchè è proprio questo che temono: che il 50%+1 vada a votare. Perchè il risultato finale, in cuor loro, già lo sanno: vittoria, ma che dico: trionfo!, del Sì. Contro il nucleare e per l'acqua “bene comune” e soprattutto DIRITTO di tutti. Già, fateci caso: non solo i filo-nuclearisti (peraltro scomparsi dopo il dietro-front tattico del Governo) ma anche i “Promotori del NO” ai Referendum sull'Acqua predicano l'astensione. Non fanno propaganda, motivando le loro “buone ragioni”, per convincerti a votare “No”: macchè, semplicemente ti dicono “non andare a votare”. Che strano: eppure, nelle loro dichiarazioni, sembrano così sicuri del fatto loro, così assertivi nel bollare come “demagogici” i due referendum sull'Acqua. “Senza i privati non potremo modernizzare la rete idrica. Servono 60 miliardi (poi diventati 100, infine – Enrico Cisnetto dixit – saliti a 120) per le infrastrutture, vanno cambiate le tubature. Il 40% - e poi il 50, il 60%, chi offre di più? - dell'acqua si perde nelle condutture colabrodo. I Comuni non hanno i mezzi, le tariffe saliranno, sarà tutto un magna-magna dei partiti, sarà un disastro...” e via così. Va bene, ma allora perchè non provate a convincere la gente che sta per prendere un grosso abbaglio?
A proposito di acqua, abbiamo voluto prendere come esempio per tutti l'Acquedotto del Fiora, roba di casa nostra (e mia). Più sotto, troverete un brillante (e molto documentato) articolo del collega senese Umberto De Santis, che si limita per l'appunto a parlare della situazione di Siena. Qui, a beneficio del presidente della società Claudio Cerioni che ha preso posizione nei giorni scorsi, mi limito solo ad evidenziare alcuni dati di fatto. Prendete nota...
Dunque, l'Acquedotto del Fiora è una SpA al 60% pubblica e 40% privata. Ha chiuso il bilancio 2010 con 4 milioni e mezzo di euro in attivo. Nel 2009 erano “solo” 2,5 milioni: quindi un bel +2 milioni. Le “utenze” sono salite da 227.000 nel 2009 a 231.000 nell'anno successivo. Ma, a fronte di ciò, nell'ultimo anno sono stati erogati 30 milioni e mezzo di metri cubi d'acqua, nel nel 2009 erano stati 30 milioni e 900mila, e cioè ben 400.000 metri cubi in più. (Nota bene: i dati sono ricavati dalla loro Relazione di Bilancio).
Ergo: avendo erogato nel 2010 quasi mezzo milione di metri cubi d'acqua IN MENO, da dove derivano quei 2 milioni di euro IN PIU'? Penso male ma ci azzecco se dico che provengono dall'aumento delle tariffe? E sbaglio se scrivo che in Provincia di Grosseto si pagano le bollette più 
salate – ci batte solo Lucca – della Toscana? Ed è vero (studio di “CittadinanzAttiva”) che l'Acquedotto del Fiora “vanta” il 54% (percentuale più alta in Regione) delle perdite di acqua dispersa nella rete?
Peraltro, che quello della dispersione sia un problema lo ha ammesso pubblicamente più volte lo stesso Cerioni. E allora: dato che siete stati voi a dare un valore patrimoniale all'acqua, che rappresenta il “core-business” dell'azienda, e quindi la principale “risorsa” economica e finanziaria, e dato che la SpA è a maggioranza pubblica, si può evincere che queste perdite rappresentano un danno erariale da sottoporre alla Corte dei Conti per l'eventuale risarcimento “in solido” da parte degli Amministratori?
Come vedete, io mi limito semplicemente ad applicare la “loro” logica commerciale e di mercato, che gli consente di mettere a bilancio un utile di oltre 4 milioni di euro a fronte di 400.000 metri cubi di acqua erogati in meno...
Pensateci bene... E dopo averci pensato, domenica e lunedi andate a votare: SI! Ricordate: H2O, H2.0: il Futuro Possibile.
P.S.: Ci siamo occupati esclusivamente dei referendum che ci riguardano da vicino come testata giornalistica ambientale. Ovviamente, il SI vale anche per il “Legittimo impedimento”: perchè la Legge è, e deve essere sempre, uguale per tutti.

REFERENDUM:Italiani, il mondo vi guarda

di PHILIP RUSHTON*
In Italia, il 12 e 13 giugno, la popolazione voterà contemporaneamente in quattro referendum: uno che permetterà ai magistrati di procedere con le loro indagini contro il Primo Ministro, il secondo e il terzo che hanno come obiettivo mantenere l’acqua pubblica anziché privata e il quarto che riguarda il ritorno a un programma di energia nucleare in Italia.
In Italia non c’è una centrale ad energia nucleare in operazione dal 1990 grazie a un referendum del 1987 in seguito al disastro nucleare di Cernobyl in Russia, nel quale una maggioranza schiacciante della popolazione italiana votò contro l’industria nucleare. La penisola è stata descritta come “uno dei paesi più suscettibili ai terremoti in tutta l’Europa”, ed è anche per questo motivo che ci è rimasta un’opposizione diffusa al nucleare.
Negli anni successivi, però, la lobby nucleare si è data da fare. Un cambiamento nella politica del governo nel 2008 ha inaugurato il ritorno al percorso tossico del nucleare.
In seguito al disastro si Fukushima, il governo italiano ha dichiarato che voleva abbandonare il percorso nucleare, ma successivamente il Primo Ministro Berlusconi ha effettivamente ammesso che tale dichiarazione era semplicemente un inganno che aveva come obiettivo quello di far passare il momento di massima ansia pubblica sulla questione. Berlusconi, in una conferenza stampa con Nicholas Sarkozy, ha dichiarato che gli italiani erano “troppo emozionati per votare”.
Il governo ha tentato di cancellare il referendum sul nucleare, ma il primo giugno la Corte di Cassazione ha deciso che il referendum poteva procedere.
La lotta contro la catena nucleare è internazionale. Fukushima ci è servito come ricordo importante e pressante dei pericoli immensi legati all’energia nucleare. Perciò offriamo la nostra più profonda solidarietà al popolo giapponese nei loro sforzi per affrontare le conseguenze del disastro nucleare di Fukushima e diamo il nostro appoggio al loro appello per una Giornata di Protesta Globale contro l’energia nucleare da tenere l’11 giugno: http://nonukes.jp/wordpress/?page_id=137
Inoltre, c’è la questione dell’estrazione dell’uranio. Siamo coscienti che l’Australia è il paese dove si trovano fino al 40% delle riserve accertate dell’uranio, e dove si trova il più grande giacimento di uranio in tutto il pianeta, a Roxby Downs, altrimenti conosciuto come Olympic Dam, nello stato di South Australia.
Sulla scia del cosiddetto “rinascimento nucleare globale”, c’è stata un’espansione aggressiva dell’industria. L’uranio australiano è utilizzato nei reattori di tutta l’Europa ed è stato identificato nella centrale nucleare di Fukushima.
Noi crediamo che un movimento per porre fine all’energia nucleare implica necessariamente un movimento per porre fine all’estrazione dell’uranio.
Perciò offriamo la nostra piena solidarietà ai popoli indigeni e le comunità che si trovano in prima linea nella battaglia contro l’industria mineraria in Australia, e inoltre offriamo il nostro appoggio alla protesta organizzata contro la Conferenza Internazionale dell’Industria dell’Uranio a Perth, nello stato di Western Australia, il 7 giugno 2011: http://nuclearfree.wordpress.com/
C’è poi la questione dell’energia nucleare negli Stati Uniti. Il movimento antinucleare negli USA sta lottando contro l’amministrazione di Obama che è a favore del nucleare, e l’enorme potere economico della lobby nucleare negli Stati Uniti.
Crediamo che è giunta l’ora di porre fine all’energia nucleare in tutto il mondo, e alle 104 centrali in attività negli USA. Questi reattori sono vecchi e pericolosi, e suscettibili di rilasci di radioattività che sono stati documentati, assieme ad altri gravi problemi di sicurezza.
La Commissione di Regolamentazione dell’Industria Nucleare (NRC) approva ad occhi chiusi le decisioni dell’industria stessa ed è stata gravemente negligente nella sua copertura per le pratiche pericolose di quell’industria.
Perciò offriamo la nostra piena solidarietà al movimento “Nuclear-free” negli Stati Uniti che chiede al Presidente Obama l’eliminazione progressiva dell’energia nucleare negli USA e la sua sostituzione con fonti rinnovabili. http://www.beyondnuclear.org/
Last but not least, le scorie radioattive. Alla fine della catena ci sono le scorie nucleari che rimangono pericolosamente radioattive per centinaia e a volte migliaia di anni. Fino ad oggi non esiste nessun metodo sicuro per stoccare combustibile esaurito, altamente radioattivo, prodotto degli impianti nucleari.
Siamo consapevoli che il governo australiano sta cercando di imporre una discarica nazionale per scorie radioattive sulla comunità aborigena della zona isolata di Muckaty Station nello stato di Northern Australia, tramite processi molto poco democratici. Esiste una notevole opposizione alla discarica da parte di molti proprietari tradizionali e della comunità locale, che conta sul sostegno di una campagna nazionale. È probabile che questa discarica ospiti le scorie altamente radioattive che saranno riportate in Australia dalla Scozia e dalla Francia nel 2015 e 2016.
Crediamo che un movimento per opporsi all’energia nucleare deve essere necessariamente un movimento in solidarietà con i popoli indigeni le cui terre sono scelte in maniera sproporzionata come luogo per accogliere impianti nucleari.
Perciò offriamo la nostra piena solidarietà alle persone che stanno lottando contro la candidatura di Muckaty Station come discarica per le scorie radioattive in Northern Australia. Offriamo inoltre la nostra solidarietà alla protesa contro la stessa discarica organizzata davanti al Palazzo del Parlamento dell’Australia per il 14 giugno, 2011. http://beyondnuclearinitiative.com/
In conclusione, la lotta per un futuro libero dal nucleare è una lotta internazionale.
La gente in Italia deve sapere quanto è importante il voto, non solo per l’Italia ma per il movimento antinucleare in tutto il mondo.
Le decisioni governative nella Germania e in Giappone sul porre fine agli impianti nucleari o sulla loro progressiva eliminazione sono molto importanti, ma il referendum in Italia potrebbe essere un esempio primario di un popolo che impone la sua volontà su un governo corrotto e sull’implacabile lobby nucleare.
Ci serve il vostro aiuto per far sì che succeda. Vi chiediamo la vostra solidarietà.
Speriamo che può essere l’inizio di un dialogo che continua e uno scambio di solidarietà mentre lottiamo insieme nei diversi momenti della catena nucleare, per un futuro libero dal nucleare.
*Giornalista, English Reader alla
Università “Orientale” di Napoli
www.italiangeoparksproject.it