di FILIPPO FORTE
Lo scenario descritto nell'articolo precedente (in sostanza: via la sede del Parco da Gavorrano) contiene molte ipotesi concrete e fattibili, tuttavia l'operazione è alquanto complicata e presenta alcune contro-indicazioni.
Complicata per vari motivi: innanzi tutto, occorre richiedere il parere favorevole del Ministero dell'Ambiente, anche se questo non è certo un problema insormontabile. Ma rimangono i disagi logistici: spostare gli archivi, il materiale informatico, i servizi di Tesoreria, sono operazioni che richiedono tempo. Occorre stipulare nuove convenzioni, l'operatività inevitabilmente ne risentirebbe.
Un nuovo trasloco dopo neppure due anni comporterebbe confusione, nonché spese. E poi ci sono da considerare gli eventuali, ed inevitabili, strascichi che si aprirebbero con il Comune di Gavorrano.
E' vero che l'annullamento, o il mancato rinnovo, della Convenzione, non comporterebbe penali: però Gavorrano è il Comune che più di ogni altro ha scommesso ed investito sul Parco minerario, oggi Geoparco Unesco: la ristrutturazione dei Bagnetti è costata circa 2 milioni e mezzo di euro, ed ora – oltre al prestigio – dal Parco ingloba circa 150.000 euro annui per esserne la sede istituzionale e Centro Direzionale e di coordinamento delle varie “Porte”. Soldini benedetti in tempi di “vacche magre”, anzi anoressiche, per la finanza pubblica.
E' vero che il Sindaco Borghi vorrebbe trasferire ai Bagnetti gli uffici comunali, progetto che mal si concilia con quelli del Parco, a conferma della scarsa “sintonia” che intercorre attualmente tra i due soggetti. E che in qualche modo avrebbe dato la stura al piano sopra ventilato, che qualcuno ormai ritiene irreversibile e necessario.
Rimane tuttavia in piedi l'ipotesi “B”, e cioè che la sede rimanga dov'è. Ovviamente, a certe condizioni. Ecco come e perchè.
Innanzi tutto, la posizione di Alessandra Casini: lascerà davvero Gavorrano per andare in Provincia? E' da un anno che l'indiscrezione circola, ma lei ha sempre smentito con i fatti, rimanendo al suo posto. Certo, il ritorno di “Borghi 2 – La Vendetta” non le ha fatto fare salti di gioia. Ma ecco che ora la Prefettura di Grosseto potrebbe, certo inconsapevolmente, togliere le castagne dal fuoco, dichiarando Borghi ineleggibile e facendolo decadere per la seconda volta. Ipotesi, questa, che riaprirebbe nuovamente i giochi. Fuori Borghi, lo scettro passerebbe al suo vice Elisa Iacomelli. E il trio tutto al femminile – altro che “quote rosa” – Iacomelli-Casini-Pepi (la dirigente che gestisce la Tesoreria del Comune e ora del Parco) ha già dimostrato di lavorare in sintonia come ai tempi del Laboratorio “GavorranoIdea”. E potrebbe continuare a farlo.
E poi, c'è il problema dei tempi. Il Ministero ha assicurato proroga e nomine a fine luglio, ma vatti a fidare... E anche fosse, se il decreto indicasse solo sei mesi, invece di un anno, sarebbero sufficienti per varare lo Statuto ed effettuare il blitz del trasloco? C'è il rischio di trovarsi in mezzo al guado, magari con Borghi ancora in sella oppure lanciato trionfalmente verso le eventuali elezioni di primavera. Con le implicazioni (e complicazioni) facilmente immaginabili.
Al contrario, invece, se ad agosto il Comitato si insediasse, e a settembre Borghi venisse fischiato in fuorigioco, per il Parco ci sarebbe il tempo per mettere in moto i progetti previsti (vedi il Museo espositivo) ai Bagnetti e la Casini, con le spalle coperte, avrebbe modo di portarli a compimento. A quel punto, perchè complicarsi la vita? A gennaio, Statuto pronto o no, si potrebbe decidere di lasciare le cose come stanno, d'amore e d'accordo. Anche perchè se poi Borghi dovesse rivincere (cosa peraltro mai scontata) le elezioni per la terza volta, il più sarebbe comunque stato fatto e anche a lui converrebbe ristabilire un rapporto collaborativo con tutti. E Gavorrano rimanere sede del Parco.
Ma questo, per l'appunto, è il “Piano B”.
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