venerdì 1 febbraio 2013
IL FUTURO POSSIBILE / MAREMMA: DAL DISTRETTO RURALE ALLA BIO-REGIONE
di DONATELLA RAUGEI
Vorrei dimostrare l’importanza per il nostro Territorio del Valore Paesaggio e Ambiente per un nuovo radicamento culturale sociale ed economico della nostra Maremma. Il Territorio, come lo sottolinea Alberto Magnaghi, è frutto della fecondazione della Natura con la Cultura. La coscienza (di luogo) del Territorio, inteso anche come Paesaggio, nasce dalla conoscenza della natura, dei luoghi, delle persone che vi abitano e dei tanti legami e connessioni che intercorrono tra questi elementi: le nostre “Radici”, appunto. La tutela di questo Paesaggio, aggiungo, nasce dalla presa di coscienza collettiva di questo connubio da parte dei cittadini ma anche dagli amministratori. Anche la nostra Provincia sbandiera la Natura, associandola a piu non posso al Brand Maremma , che per ora e forse per poco (se continua cosi) è ancora sinonimo di Natura ed è un brand vincente.La nostra Provincia è un distretto rurale. Ha una bassa densita demografica, ed è il territorio anche statisticamente con il maggio numero di imprese agricole. Ha una stratificazione di antichi retaggi di agricoltori, che affiancavano i minatori ed i boscaioli in queste economie legate ai luoghi. Ha anche attratto grazie alla bellezza dei suoi paesaggi ed alla Cultura storica ed artistica delle sue città e borghi anche dei nuovi agricoltori per un rinnovo anche generazionale oltre che di visioni. Ha attratto anche grazie alle politiche di ricupero del patrimonio dei fabbricati rurali anche l’utente metropolitano che soggiorna in questi luoghi intrisi di radici per un ritrovato necessario dialogo tra citta e campagna. In Maremma, la scommessa di scegliere di essere Bioregione è possibile. Il nostro Territorio sembra preservato. Ma la nostra qualità di essere territorio poco antropizzato, con un passato minerario ecc. ecc. purtroppo fa si che siamo la (facile) preda dei nuovi colonizzatori. La popolazione, poca, ha un retaggio culturale tale da essere spesso abituata a sottostare a decisioni prese da altri, il passato minerario ha lasciato caverne e buchi che invitano ad essere colmati, i paesi sono distanti , la rete telematica è a singhiozzo, la comunicazione non circola e la partecipazione e la trasparenza sono pressoché inesistenti…. Possiamo dunque essere prede di questi attacchi alla Maremma, con la scusa dello sviluppo. Certo, ma è uno sviluppo che prevede occupazione abnorme di suolo, voracità energetica, concentrazione di agenti inquinanti, consumo di risorse non rinnovabili......... tutti fattori che si vanno sempre piu chiaramente rivelando come concause rilevanti della crisi ecologica locale e planetaria. Crisi ecologica ma anche di conseguenza crisi economica. Le teorie tradizionali dello sviluppo, legate alla crescita economica illimitata , hanno trattato il territorio in termini sempre piu riduttivi. Il produttore/consumatore ha preso il posto dell’abitante.Il territorio è utilizzato come puro supporto tecnico con razionalità interne al contesto economico e sempre piu indipendenti da relazioni con il luogo e la sue qualità ambientali , culturali, identitarie.
Cio ha prodotto una crescita della ricchezza di durata effimera , accumulando nel tempo in modo esponenziale il degrado ambientale e sociale che ha prodotto l’insostenibilita dello sviluppo e l’obsolescenza del concetto di sviluppo stesso. Questa caratteristica puo portare la “ megalopoli” alla “necropoli”. Metropoli non come sinonimo di grande città ma come “ forma di urbanizzazione distruttiva della citta” , che distrugge la natura peculiare dei luoghi e delle città cancellandone differenze, identita , complessita, coprendo il territorio di funzioni economiche e di “ non luoghi “ ovvero di spazi privi di identita, relazioni , storia in una progressiva privazione degli elementi fondativi della citta, privazioni che hanno portato all’amnesia dei saperi e delle comuni Radici.Disarticolando sul territorio funzioni del ciclo economico, seppellendo a caso paesi, città, tessuti territoriali e paesaggi agrari, quelli che sono stati forgiati con il susseguirsi delle generazioni : “ogni filare di vite o ulivi è la biografia di un nonno o di un bisnonno “ (Indro Montanelli).E' questo che vogliamo per la nostra Maremma, luogo simbolo di natura per tutti? E' questa l’immagine del brand Maremma e prima ancora del Brand Toscana, dove l’agricoltura ha disegnato il Territorio , il Paesaggio e ne è diventata l’espressione identitaria. Nella bio-regione urbana, ai nuovi agricoltori è affidata in primo luogo la produzione delle filiere alimentari che contribuiscono a ridefinire l'identita dei luoghi. Alle funzioni ecologiche e paesistiche poi, si aggiungono quelle relative alla ospitalità agrituristica didattica e scientifica e alla costruzione di sistemi economici locali. Agriturismo e Geoturismo dunque insieme, intorno all’elemento Terra, come possibile volano di sviluppo corollario delle nostre radici. Sviluppo sostenibile integrato con una agricoltura di filiera corta e ovviamente di approccio virtuoso ai cosiddetti “rifiuti” con la scelta dell’opzione zero rifiuti da parte dei Sindaci. Queste filiere, a sostegno di una buona agricoltura e di un Paesaggio sostenibile ed identitario debbono per essere promotori di una realtà sostenibile e vivibile, essere corte. Filiera corta del Cibo, ormai integrata mentalmente almeno teoricamente, grazie ai GAS, alle condotte Slow Food, al Biologico ecc…; filiera corta delle energie, inspirandosi anche alla vecchia maglia poderale toscana dove l’energia veniva prodotta laddove era necessaria (es pompe Vivarelli). Infine, e qui è un concetto nuovo, zero waste: una filiera corta anche per i rifiuti, perche, se è vero che il rifiuto è risorsa, lo puo essere solo se non entra nel “giro del cosiddetto business” di matrice diciamo non sempre limpida e chiara.Quindi, per contrastare efficacemente i vari attacchi alla Maremma , è opportuno che la nostra terra diventi veramente una Bio Regione : UNA BIOREGIONE A RIFIUTI ZERO. Questa Bio Regione a Zero Waste proporrebbe una riconversione delle attuali problematiche in opportunità: sarebbero a tutti gli effetti delle Urban Ore , miniere urbane che si propongono non solo di salvare la materia, ricuperandola, riusandola, ma anche le persone, offrendo loro occupazione stabile. (Saving material - saving people). Sono i cosiddetti Money Jobs, del ricupero, del riuso. Ricordiamo che l’incenerimento è un povero investimento, anche in termini occupazionali. Ed è un pessimo investimento anche pensando al futuro degli abitanti in termini di salute e al futuro dei territori in chiave ambientale in evidente contrasto con le nostre aree protette, la nostra natura i nostri parchi che sono il vero sviluppo vocato del nostro territorio. La Maremma potrebbe essere il modello di queste micro economie. Trasformare gli inceneritori in centri di smistamento e ricupero delle materie prime cosicché sarebbe sempre meno necessario trivellare la nostra regione per trovarne altre.La geotermia che abbiamo è gia in sovrabbondanza per la nostra Maremma, quasi per la nostra Toscana, ed essa serve solo ad assicurare certificati verdi ad aziende private che ne hanno necesstità.Le biomasse debbono essere tali e non è opportuno cambiare dei codici per smaltire altre cose, ricordiamoci della bakelite delle batterie che fu assimilata alla plastica per favorire la Polytekne di infausta memoria. Dobbiamo preservare la nostra Acqua e difenderla dell’inquinamento delle falde acquifere causate da geotermia, inceneritori ed altri “ termovalorizzatori”, fino al fracking …. Un vero laboratorio di sostenibilità applicata in armonia con tutti gli abitanti. La nostra Maremma deve continuare non solo ad essere sinonimo di Natura , di Cultura mà anche e soprattutto un territorio dove l’occupazione non dovrà essere il frutto di una tragica scelta, o il lavoro o la salute...
www.italiangeoparksproject.it
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