venerdì 22 febbraio 2013

GEOPARCO SARDEGNA / PRIME ADESIONI ALL'APPELLO


#perilgeoparcodellasardegna / twitter@HeartonEarth

LE PRIME ADESIONI ALL'APPELLO:
ANTONIO MASSONI - Facoltà Ingegneria Università Cagliari
ALDO PUSCEDDU - Università di Cagliari
STELLA MANZI - Stilista, Buenos Aires
MARISA ROSSI - Orbetello
ALBA SANNA - Guspini
MARIELLA SCREMIN - Bassano del Grappa
VALPIANA NEWS - Web-magazine
SANDRO MEZZOLANI - Editore, Cagliari
GRAZIANO BULLEGAS - Presidente Italia Nostra Sardegna
CARLO PANI - Associazione Naracauli (Ingurtosu - Atbus)
MARIO ZARA - Associazione Amici della Miniera di Carbonia
ATTILIO MASTINO - Rettore Università di Sassari
GIOVANNI VARGIU - Centro Programmazione Regione Sardegna
DIEGO ACCARDO - Laboratorio Paesaggio Bene Comune
ENRICO GIULIO MARIA PINTUS - VicePresidente Ass.ne Remo Branca, Iglesias - Consulta Associazioni Geoparco Sardegna
ITALIA NOSTRA - Ufficio di Presidenza Nazionale
GIOVANBATTISTA MELIS - Presidente ARCA-Enel Sardegna
ADELE MELIS - Associazione Pozzo Sella
CATERINA MELIS - Cagliari

lunedì 18 febbraio 2013

PARCHI GEOMINERARI / 394: NO, MEGLIO RIFLETTERE


di DIEGO ACCARDO
E’ bene che si parli di rilancio dei GeoParchi Minerari, ma è interessante capire la proposta del Pd nel contesto della riforma della legge 394/91 sui Parchi. Per capire i contenuti della norma, penso
utile rileggere l’appello lanciato dal FAI (Fondo Ambiente Italiano), Italia Nostra, Mountain Wilderness, Lipu e Wwf. In questo appello le associazioni ambientaliste manifestavano la loro contrarietà alle modifiche proposte, che rischiano di stravolgere i principi fondamentali della legge quadro sui Parchi. Naturalmente, nessuno mette in discussione l’esigenza di fare un bilancio della legge 394 dopo 20 anni, tanto più che in questi ultimi anni l’interesse per i temi della natura e del territorio hanno assunto una centralità senza precedenti. Siamo di fronte a una svolta epocale e una riflessione per migliorare la legge 349 alla luce del nuovo contesto sociale, economico e culturale è necessaria. Non fosse altro che per adeguare la Legge allanormativa Europee in materia di tutela del patrimonio e alla Convenzione sul Paesaggio che ha rivoluzionato il concetto di paesaggio, senza poi dimenticare le Agende 21 e i protocolli sul cambiamento climatico. Ma il rischio - come ricordava Giovanni Valentini su La Repubblica del 27 gennaio 2012 in un articolo intitolato “ No ai parchi nelle mani dei partiti” - è che in nome dell’efficienza e dello “sviluppo”, il tutto si risolva in una questione di poltrone. Infatti le proposte di riforma della Legge entrano esclusivamente nel merito della rappresentanza negli Enti di gestione e delle procedure di nomina. E’ a questo punto un passaggio delicato, correlato alle nomine, e vitale per la protezione delle aree, è quella relativa al governo sul territorio e alla sorte dei Piani Parchi, che oggi sostituiscono come prescrive la 394 ogni altro strumento di pianificazione dell’ente locale. E allora, in questo contesto come si configura la proposta del Pd e Federparchi di inserire i Geo-Parchi Minerari nella legge 394? Mi auguro che il Partito Democratico e Luca Sani, prima di avviare nella nuova legislatura l’iter di riforma della 394, aprano una riflessione con i territori e con tutte le associazioni e i comitati ambientalisti. Tanto più che, a settembre proprio in Italia nel Cilento si terrà la XII Conferenza Europea dei Geoparchi sotto gli auspici dell’Unesco.

PARCHI GEOMINERARI / LEGGE 394: SOLUZIONE VECCHIA PER PROBLEMI NUOVI


di RICCARDO di ROBILANT
A prima vista, la proposta avanzata dal deputato PD Luca Sani (che troverete dettagliatamente riportata più sotto) e fortemente caldeggiata anche dal presidente di Federparchi Giampiero Sammuri sembrerebbe concreta e sensata, e andrebbe a correggere un'anomalia: infatti, i quattro Parchi geominerari (Colline Metallifere, Sardegna, Amiata e Marche) pur essendo “Nazionali” e dipendenti dal Ministero dell'Ambiente, non ricadono sotto la Legge quadro 394 di cui da tempo s'invoca la riforma. Pur tuttavia, a ben guardare, essa appare una soluzione vecchia a problemi nuovi. Innanzi tutto, non è vero che l'inserimento a pieno titolo dei parchi tematici nella normativa che disciplina i parchi nazionali garantirebbe la certezza di maggiori finanziamenti: essi già partecipano alla ripartizione annuale dei fondi che il Ministero destina alla gestione delle aree protette, e i tagli finanziari avvenuti in questi ultimi anni hanno coinvolto tutti i parchi, 394 o non. Le risorse a disposizione sono quelle e c'è ben poco da scialare... E poi, verrebbe meno la filosofia per cui questi parchi tematici, definiti di “nuova generazione” erano stati istituiti: non una “sovrastruttura” dominante gli enti locali, bensì un “parco diffuso” aperto alla cogestione, con un apparato snello dal minimo impatto in termini finanziari, con costi contenuti e fatte salve le prerogative dei Comuni. Rientrare nella Legge 394 significherebbe, invece, allo stato attuale, creare un Ente Parco con una propria pianta organica (e relativo aumento dei costi di gestione) e perimetrare le aree di competenza dove gli Enti locali dovrebbero cedere gran parte della loro “sovranità” per quanto riguarda la gestione del territorio. Tutte questioni che, certamente, in fase di discussione, la riforma della Legge 394 affronterà in un'ottica nuova, dove potranno trovare “cittadinanza” anche i parchi tematici; ma, nell'attesa, così com'è l'attuale normativa è ormai superata e non risponde alla domanda fondamentale e ormai inderogabile: come reperire e garantire nuove risorse certe per la vita dei Parchi? Nel frattempo, il dibattito è aperto.

domenica 17 febbraio 2013

PAMELA VILLORESI SCRIVE PER HEARTonEARTH / PER UN GIORNO MIGLIORE


di PAMELA VILLORESI
Il giorno che io sogno è quello in cui ogni borgo, ogni città della nostra bella Italia avrà recuperato e messo a frutto le proprie ricchezze culturali. Il nostro è un patrimonio ambientale, archeologico ed artistico unico al mondo: una risorsa certa, a portata di mano. La nostra nazione può – anzi, deve – diventare la meta irrinunciabile del turismo mondiale. Così da tornare ad essere più ricca e curata, ricercata. Io, come voi, sono esasperata e confusa dalla deriva, etica e non solo, del nostro Paese. Come voi, ho cercato possibili strade, ipotizzando soluzioni, che ci riportino in una situazione di stabilità e credibilità. Come voi, voglio lasciare ai figli un Paese più giusto e fecondo, una società più facile di quella in cui viviamo oggi. E, come voi, sono stufa di aspettare soluzioni che non arrivano mai. Così ho deciso, come ora chiedo a voi tramite gli amici di HeartonEarth, di mettermi in gioco e offrire la mia esperienza culturale ed organizzativa ad un progetto teso al rinnovamento e al futuro.
Per un giorno migliore.

APPELLO: PER IL RILANCIO DEL GEOPARCO DELLA SARDEGNA


PER IL PARCO GEOMINERARIO STORICO-AMBIENTALE della SARDEGNA
nell'European Geoparks Network
*****
APPELLO
AI CANDIDATI ALLE ELEZIONI PER SOSTENERE LA RIFORMA
E IL RILANCIO DEL PARCO
E alla c. a.
Dr. MAURIZIO BURLANDO
Coordinatore FORUM NAZIONALE GEOPARCHI ITALIANI
Ai Rappresentanti italiani
nel Coordination Committee EUROPEAN GEOPARKS NETWORK
A distanza di quasi sei anni dal commissariamento del Consorzio del Parco Geominerario
Storico Ambientale della Sardegna, le istituzioni competenti (Regione e Governo) non
sono state ancora capaci di dare attuazione alla proposta di riforma dello stesso
Consorzio approvata dalla Comunità del Parco (Province, Comuni e Università) sin dal
mese di giugno dell’anno 2007. La situazione di stallo e di sostanziale inconcludenza che ha caratterizzato l’attività del Consorzio del Parco negli ultimi anni fino a portare l’UNESCO ad emettere un pesante
ammonimento per le sue inadempienze, non ha prodotto nessuna concreta assunzione
di responsabilità da parte delle stesse istituzioni sulle quali ricadrà interamente la
responsabilità del danno che potrà subire la Sardegna nel caso in cui venisse sancita
l’espulsione del Parco Geominerario dalla rete mondiale GEOPARKS dell’UNESCO.
Al lungo e totale disinteresse del Presidente della Regione che solo nel mese di aprile del
2012, a seguito delle pressanti proteste delle associazioni, ha compiuto il suo dovere di in-
viare al Ministero dell’Ambiente la proposta di riforma, hanno fatto seguito le inaccettabili
pretese dei burocrati del Ministero dell’Ambiente e degli altri Ministeri competenti che, pur
nella drammatica situazione sociale in cui vivono i territori interessati, bloccano ancora la proposta di riforma con la pretesa di occupare posizioni di potere nell’organo di gestione del Consorzio del Parco. Tutto ciò in totale contrasto con gli impegni per la semplificazione e il decentramento proclamati dal Governo Tecnico del Presidente Monti che in tal modo dimostra di non rispettare il ruolo e la competenza delle istituzioni locali che detengono la maggioranza delle quote consortili del Consorzio del Parco e alle quali la legge 168/89 che regola il funzionamento dello stesso consorzio, attribuisce autonomia regolamentare,
organizzativa e gestionale. Neppure la lunga e impegnativa azione di sollecitazione e di protesta messa in atto dalle 60 Associazioni che aderiscono alla Consulta del Parco Geominerario che per 400 giorni
(dal 27 settembre 2011 al 1° novembre 2012) hanno presidiato l’ingresso della sede
della Presidenza della Regione Sarda di Villa Devoto, in Via Oslavia a Cagliari, è servita
per indurre le istituzioni competenti ad assumere gli atti conclusivi per dare attuazione alla
proposta di riforma per il rilancio del Parco Geominerario.
In questo contesto assumono un senso di beffa e di totale inaffidabilità le dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente Clini e del Presidente della Regione Cappellacci che a conclusione dell’incontro dello scorso mese di luglio 2012 hanno dichiarato il loro impegno per “porre in essere una strategia condivisa per la valorizzazione del Parco Geominerario della Sardegna che deve diventare un’eccellenza di livello nazionale ed europeo, fondata sulla valorizzazione delle straordinarie risorse naturali e culturali che il Parco custodisce”. Alla luce di tale inconcludenza è da considerare come una grave inadempienza anche
l’impegno assunto dal Governo, dalla Regione, dalla Provincia Carbonia Iglesias e dai
Comuni del Sulcis-Iglesiente nel PROTOCOLLO DI INTESA PER LO SVILUPPO DEL
SULCIS-IGLESIENTE sottoscritto il 13 novembre 2012 dove si dice testualmente “In questo ambito Governo, Regione ed Enti locali sono impegnati a dare operatività (sulla base della intesa con Regione ed Enti Locali soci) alle misure necessarie a dare piena operatività in tempi stretti al Parco Geominerario”.
Nel denunciare tale dannosa situazione e tali gravi ritardi e responsabilità la Consulta delle Associazioni del Parco Geominerario e HEARTonEARTH Report rivolgono un pressante appello ai partiti e ai
movimenti politici e a tutti i candidati alle prossime elezioni politiche affinchè assumano l’impegno di rendere operativo lo strumento che il Parlamento e il Governo hanno voluto istituire e finanziare oltre 11 anni fa, d’intesa con la Regione Sarda e nel rispetto degli impegni assunti con l’UNESCO, per contribuire alla rinascita culturale, sociale ed economica delle aree minerarie dismesse della Sardegna come sta avvenendo positivamente negli altri grandi bacini minerari europei con la creazione di migliaia di posti di lavoro. Questo Appello è rivolto anche agli altri Geoparchi italiani per sensibilizzare i dirigenti del Forum Nazionale a sostenere il Parco Geominerario della Sardegna in sede di Coordination Committee dell'European Geoparks Network.
GIAMPIERO PINNA – Coordinatore Consulta Geoparco Sardegna
ALESSANDRO BALDASSERINI - Direttore HEARTonEARTH Report
DONATELLA RAUGEI – Presidente R@DICI Associazione GeoCulturale
PER SOTTOSCRIVERE L'APPELLO
inviare nome e cognome, professione e/o eventuale carica ricoperta (Enti, Associazioni ecc. ecc.) tramite queste modalità:
SMS: al n° 334 1578503
E-MAIL: italiangeoparksproject@gmail.com
twitter@heartonearth: #perilgeoparcodellasardegna

mercoledì 6 febbraio 2013

GEOPARCHI MINERARI / PROPOSTA DI LEGGE DEL PD


GAVORRANO – È dalla sede del Parco delle Colline Metallifere a Gavorrano che il Partito democratico lancia le sue proposte per dare una nuova spinta alle attività dei parchi tematici e garantire un futuro a tutte quelle realtà che, come in Maremma, sono nate negli utlimi anni.
A differenza dei parchi “classici”, a carattere naturalstico, nati per tutelare ambiente e biodoversità, le realtà come il Geoparco delle Colline Metallifere, in Italia ce ne sono cinque, non sono state considerate nella normativa sui parchi nazionali. La legge risale al 1991 e nell’ultima parte della legislatura che si è appena conlsusa è stata modificata in Senato, ma non ancora approvata definitivamente.
Per colmare questo “deficit” normativo Luca Sani, deputato uscente e candidato del Pd, ha presentato, poco prima dello scioglimento delle Camere, un disegno di legge. Proposte che Sani ha illustrato oggi a Gavorrano insieme con Raffaella Mariani, deputata e Pd e capogruppo nella commissione Ambiente, e a Giampiero Sammuri, presidente di Federpachi.
«C’è bisogno di rendere più stabile la struttura dei parchi tematici con una legge che ne preveda l’esistenza così come la copertura finanziaria perché noi crediamo che possa essere una opportunità di sviluppo e crescita del territorio». IN questo senso come indicato anche da Sammuri le proposte di Sani potrebbero essere inserite direttamente nella legge naizonale. «La norma, la 394, sarà in discussione alla Camera – dice Sammuri – già ad inizio legislatura e questo significa che potrà essere modificata in modo che contenga indicazioni sui parchi minerari e geologici e che individui l’organo ente parco anche per queste realtà».
L’inserimento anche dei parchi minerari nella legge nazionale consentirebbe di poter accedere al fondo nazionale delle risorse gestite direttamente dal ministero dell’ambiente, mentre fino ad oggi il Parco delle Colline Metallifere, nato nel 2002, deve attendere ogni anno che siano stanziati fondi direttamente dalla legge finanziaria. Una situazione di incertezza che pesa in modo evidente sul futuro del Parco e che sarebbe risolta se il quadro normativo cambiasse. «Questo – ha confermato Raffaella Maria – è l’impegno che ci prendiamo come Pd nella prossima legislatura»
All’incontro erano presenti anche i sindaci di Massa Marittima, Lidia Bai, di Montieri, Marcello Giuntini e la prosindaco di Gavorrano Elisabetta Iacomelli.

TUSCAN MINING GEOPARK / IL PARCO SCOMPARSO

(a. b.) - Tra i vapori geotermici del Parco delle Biancane di Monterotondo Marittimo, "fiore all'occhiello" del Geoparco delle Colline Metallifere, è scomparso - anzi: si è letteralmente dissolto - il Tuscan Mining Geopark
Come detto, quella delle Biancane è una delle principali "Porte" del Parco, che annualmente stanzia 24.000 euro per il suo funzionamento. Una "Porta" in forte crescita, passata dai 13.000 visitatori del 2005 ai quasi 34.000 del 2012, probabilmente la prima per numero di presenze. Dobbiamo andare "a naso", dato che dal 2010 i dati sull'affluenza alle "Porte del Parco" vengono gelosamente custoditi e tenuti segreti. Ora, veniamo a sapere - gentilmente informati da un comunicato stampa - che nell'ultimo anno i visitatori delle Biancane sono stati 33.498, picco record. Il fatto è, però, che la notizia è stata resa nota dall'ufficio stampa di Enel Green Power e non da quello del Parco. Anzi: in tale comunicato il Geoparco delle Colline Metallifere non viene MAI menzionato. E sembrerebbe, così, che il riconoscimento Unesco alle Biancane sia da accreditare solo ed esclusivamente alla gestione dell'Enel e del Comune...
A parte il singolare fatto, è necessario ripeterlo, che si debba venire a sapere il numero di presenze da una "velina" dell'Ente energetico, c'è da chiedersi che fine abbia fatto il Geoparco. Delle "Porte del Parco" abbiamo già detto; sulla sua attività è scesa una cappa di silenzio. Il Presidente Agresti è un ectoplasma; la Zarina è in tutt'altre faccende affaccendata... Lo Statuto non è ancora stato approvato dal Ministero dell'Ambiente, e si va avanti con la gestione provvisoria prorogata di altri 6 mesi, mentre il Presidente della Provincia Marras ha lasciato a Tiziano Baldanzi il suo posto nel Comitato, da cui si è dimesso anche il rappresentante del Ministero dei Beni Culturali e da dove si appresta a salutare anche l'Assessore regionale Annarita Bramerini (c'entrerà qualcosa la firma della Convenzione con il Geoparco della Sardegna e la nostra inchiesta sul fracking?). Insomma: silenzio e mistero su tutto. Anche sul Bilancio: dopo i tagli ministeriali, il finanziamento annuale è sceso a poco meno di 200.000 euro, e per fortuna che in cassa c'era ancora il "tesoretto" lasciato in eredità da Hubert Corsi... Eppure, anche per quest'anno, il Parco continuerà a stanziare per le "Porte" 180.000 euro, praticamente tutto il contributo statale, che diventeranno 250.000 con il contributo aggiuntivo dei sette Comuni del Consorzio. Il tutto senza sapere che risultati sono stati finora ottenuti in fatto di presenze e di ritorno economico sul territorio e, soprattutto, con Enel Green Power che si auto-incensa e si prende i meriti del "boom" di presenze, senza che l'ufficio stampa del Parco abbia nulla da ridire e specificare... Lo facciamo noi, deformazione professionale, per loro, i fantasmi dei Bagnetti... Ci sarebbe, infine, da sottolineare - sempre a proposito delle Biancane - il pessimo rapporto instauratosi tra la Zarina Alessandra Casini e il Sindaco di Monterorondo. "Voci" bene informate parlano di un duro scontro tra i due inerente la gestione del parco geotermico, con il Direttorissimo irritato da tale successo (mentre sembrerebbe irreversibile un netto calo delle altre "Porte", tra cui Massa Marittima, che si spartiscono la fetta più grande del budget) che sfugge al suo controllo e che mette in ombra Gavorrano. Nel frattempo, il Tuscan Mining Geopark evapora etereo in un assordante silenzio...
P. S.: Stendo un pietoso velo su Il Giunco dell'amico e collega Daniele Reali, che ha titolato così la "velina" di Enel Green Power: "Il Geoparco vince un'altra sfida". Dove il Geoparco, come detto, non viene menzionato neppure per sbaglio, sia da Il Tirreno che dal Corriere di Maremma. Dove è il responsabile della Comunicazione del Parco? Sveglia, ragazzo!

venerdì 1 febbraio 2013

IL FUTURO POSSIBILE / ATTACCO ALLA MAREMMA


di RICCARDO di ROBILANT
Questo è un numero speciale di “CuorediTerra” dedicato al convegno organizzato dal Coordinamento delle associazioni ambientaliste della Provincia di Grosseto, che si terrà sabato 2 febbraio – a partire dalle ore 9 e per tutta la giornata – presso il cinema di Borgo Carige (vicino Capalbio, per chi non è pratico della Maremma).
Fracking, autostrada, inceneritori: l'intera Maremma è sotto attacco di operazioni speculative che rischiano di deturpare definitivamente uno dei rari territori ancora (semi) intatti e che potrebbe, al contrario, rappresentare un interessante esperimento di “Futuro Possibile”, come dettagliatamente spiega Donatella Raugei nell'intervento qui sotto, che si può ben definire un vero e proprio “Manifesto” di sviluppo sostenibile, e che anticipa e presenta la nuova iniziativa di HeartonEarth, e cioè l'Associazione GeoCulturale R@DICI la cui “mission” si può riassumere proprio in questo documento che proponiamo in esclusiva.
Un modo per dare il nostro contributo per respingere questo simultaneo e concentrico “attacco alla Maremma” tramato in nome di un vecchio concetto di “sviluppo” da riporre definitivamente in soffitta. Hic et nunc.
www.italiangeoparksproject.it

IL FUTURO POSSIBILE / MAREMMA: DAL DISTRETTO RURALE ALLA BIO-REGIONE


di DONATELLA RAUGEI
Vorrei dimostrare l’importanza per il nostro Territorio del Valore Paesaggio e Ambiente per un nuovo radicamento culturale sociale ed economico della nostra Maremma. Il Territorio, come lo sottolinea Alberto Magnaghi, è frutto della fecondazione della Natura con la Cultura. La coscienza (di luogo) del Territorio, inteso anche come Paesaggio, nasce dalla conoscenza della natura, dei luoghi, delle persone che vi abitano e dei tanti legami e connessioni che intercorrono tra questi elementi: le nostre “Radici”, appunto. La tutela di questo Paesaggio, aggiungo, nasce dalla presa di coscienza collettiva di questo connubio da parte dei cittadini ma anche dagli amministratori. Anche la nostra Provincia sbandiera la Natura, associandola a piu non posso al Brand Maremma , che per ora e forse per poco (se continua cosi) è ancora sinonimo di Natura ed è un brand vincente.La nostra Provincia è un distretto rurale. Ha una bassa densita demografica, ed è il territorio anche statisticamente con il maggio numero di imprese agricole. Ha una stratificazione di antichi retaggi di agricoltori, che affiancavano i minatori ed i boscaioli in queste economie legate ai luoghi. Ha anche attratto grazie alla bellezza dei suoi paesaggi ed alla Cultura storica ed artistica delle sue città e borghi anche dei nuovi agricoltori per un rinnovo anche generazionale oltre che di visioni. Ha attratto anche grazie alle politiche di ricupero del patrimonio dei fabbricati rurali anche l’utente metropolitano che soggiorna in questi luoghi intrisi di radici per un ritrovato necessario dialogo tra citta e campagna. In Maremma, la scommessa di scegliere di essere Bioregione è possibile. Il nostro Territorio sembra preservato. Ma la nostra qualità di essere territorio poco antropizzato, con un passato minerario ecc. ecc. purtroppo fa si che siamo la (facile) preda dei nuovi colonizzatori. La popolazione, poca, ha un retaggio culturale tale da essere spesso abituata a sottostare a decisioni prese da altri, il passato minerario ha lasciato caverne e buchi che invitano ad essere colmati, i paesi sono distanti , la rete telematica è a singhiozzo, la comunicazione non circola e la partecipazione e la trasparenza sono pressoché inesistenti…. Possiamo dunque essere prede di questi attacchi alla Maremma, con la scusa dello sviluppo. Certo, ma è uno sviluppo che prevede occupazione abnorme di suolo, voracità energetica, concentrazione di agenti inquinanti, consumo di risorse non rinnovabili......... tutti fattori che si vanno sempre piu chiaramente rivelando come concause rilevanti della crisi ecologica locale e planetaria. Crisi ecologica ma anche di conseguenza crisi economica. Le teorie tradizionali dello sviluppo, legate alla crescita economica illimitata , hanno trattato il territorio in termini sempre piu riduttivi. Il produttore/consumatore ha preso il posto dell’abitante.Il territorio è utilizzato come puro supporto tecnico con razionalità interne al contesto economico e sempre piu indipendenti da relazioni con il luogo e la sue qualità ambientali , culturali, identitarie.
Cio ha prodotto una crescita della ricchezza di durata effimera , accumulando nel tempo in modo esponenziale il degrado ambientale e sociale che ha prodotto l’insostenibilita dello sviluppo e l’obsolescenza del concetto di sviluppo stesso. Questa caratteristica puo portare la “ megalopoli” alla “necropoli”. Metropoli non come sinonimo di grande città ma come “ forma di urbanizzazione distruttiva della citta” , che distrugge la natura peculiare dei luoghi e delle città cancellandone differenze, identita , complessita, coprendo il territorio di funzioni economiche e di “ non luoghi “ ovvero di spazi privi di identita, relazioni , storia in una progressiva privazione degli elementi fondativi della citta, privazioni che hanno portato all’amnesia dei saperi e delle comuni Radici.Disarticolando sul territorio funzioni del ciclo economico, seppellendo a caso paesi, città, tessuti territoriali e paesaggi agrari, quelli che sono stati forgiati con il susseguirsi delle generazioni : “ogni filare di vite o ulivi è la biografia di un nonno o di un bisnonno “ (Indro Montanelli).E' questo che vogliamo per la nostra Maremma, luogo simbolo di natura per tutti? E' questa l’immagine del brand Maremma e prima ancora del Brand Toscana, dove l’agricoltura ha disegnato il Territorio , il Paesaggio e ne è diventata l’espressione identitaria. Nella bio-regione urbana, ai nuovi agricoltori è affidata in primo luogo la produzione delle filiere alimentari che contribuiscono a ridefinire l'identita dei luoghi. Alle funzioni ecologiche e paesistiche poi, si aggiungono quelle relative alla ospitalità agrituristica didattica e scientifica e alla costruzione di sistemi economici locali. Agriturismo e Geoturismo dunque insieme, intorno all’elemento Terra, come possibile volano di sviluppo corollario delle nostre radici. Sviluppo sostenibile integrato con una agricoltura di filiera corta e ovviamente di approccio virtuoso ai cosiddetti “rifiuti” con la scelta dell’opzione zero rifiuti da parte dei Sindaci. Queste filiere, a sostegno di una buona agricoltura e di un Paesaggio sostenibile ed identitario debbono per essere promotori di una realtà sostenibile e vivibile, essere corte. Filiera corta del Cibo, ormai integrata mentalmente almeno teoricamente, grazie ai GAS, alle condotte Slow Food, al Biologico ecc…; filiera corta delle energie, inspirandosi anche alla vecchia maglia poderale toscana dove l’energia veniva prodotta laddove era necessaria (es pompe Vivarelli). Infine, e qui è un concetto nuovo, zero waste: una filiera corta anche per i rifiuti, perche, se è vero che il rifiuto è risorsa, lo puo essere solo se non entra nel “giro del cosiddetto business” di matrice diciamo non sempre limpida e chiara.Quindi, per contrastare efficacemente i vari attacchi alla Maremma , è opportuno che la nostra terra diventi veramente una Bio Regione : UNA BIOREGIONE A RIFIUTI ZERO. Questa Bio Regione a Zero Waste proporrebbe una riconversione delle attuali problematiche in opportunità: sarebbero a tutti gli effetti delle Urban Ore , miniere urbane che si propongono non solo di salvare la materia, ricuperandola, riusandola, ma anche le persone, offrendo loro occupazione stabile. (Saving material - saving people). Sono i cosiddetti Money Jobs, del ricupero, del riuso. Ricordiamo che l’incenerimento è un povero investimento, anche in termini occupazionali. Ed è un pessimo investimento anche pensando al futuro degli abitanti in termini di salute e al futuro dei territori in chiave ambientale in evidente contrasto con le nostre aree protette, la nostra natura i nostri parchi che sono il vero sviluppo vocato del nostro territorio. La Maremma potrebbe essere il modello di queste micro economie. Trasformare gli inceneritori in centri di smistamento e ricupero delle materie prime cosicché sarebbe sempre meno necessario trivellare la nostra regione per trovarne altre.La geotermia che abbiamo è gia in sovrabbondanza per la nostra Maremma, quasi per la nostra Toscana, ed essa serve solo ad assicurare certificati verdi ad aziende private che ne hanno necesstità.Le biomasse debbono essere tali e non è opportuno cambiare dei codici per smaltire altre cose, ricordiamoci della bakelite delle batterie che fu assimilata alla plastica per favorire la Polytekne di infausta memoria. Dobbiamo preservare la nostra Acqua e difenderla dell’inquinamento delle falde acquifere causate da geotermia, inceneritori ed altri “ termovalorizzatori”, fino al fracking …. Un vero laboratorio di sostenibilità applicata in armonia con tutti gli abitanti. La nostra Maremma deve continuare non solo ad essere sinonimo di Natura , di Cultura mà anche e soprattutto un territorio dove l’occupazione non dovrà essere il frutto di una tragica scelta, o il lavoro o la salute...
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