di RICCARDO di ROBILANT
Guaglio', facite ammuina. Era l'ordine della Regia Marina Borbonica quando si volevano agitare le acque e distrarre l'attenzione. E' la regola che imperversa in questa grottesca vicenda del rinnovo del Comitato di Gestione del Parco Nazionale delle Colline Metallifere assente oramai da un anno. Fare finta di essere indaffarati per non fare nulla. C'è chi si agita, chi telefona, chi lancia appelli, chi scrive, chi assume un'aria costernata e partecipe: risultato, zero. Perchè, in fondo era quello che si voleva. Infatti, mentre da otto mesi va in onda la “telenovela” del mancato rinnovo, con continui colpi di scena, al Ministero dell'Ambiente e a quello dei Beni Culturali le cose che si intendono fare si fanno: vedi il caso del Parco dell'Amiata. E' il Parco “gemello” di quello delle Colline Metallifere. Gemello, verrebbe da dire, in tutto: come Presidente un noto esponente del PdL, stessa scadenza di mandato e stesso rappresentante dei Beni Culturali. Il 31 marzo 2010 entrambi i Comitati decadono: ma, al contrario delle Colline Metallifere, quello dell'Amiata viene prorogato fino al 31 dicembre. Non solo: intanto che prosegue la sciagurata commedia degli equivoci, con lettere scomparse, palleggio di competenze e cambio di ministri, ad inizio del nuovo anno il Comitato amiatino viene ulteriormente prorogato di altri 12 mesi. Ma mica è finita qui, adesso viene il bello... Il ritardo del decreto di nomina riguardante le Colline Metallifere è giustificato, come è noto, dalla mancata indicazione del proprio rappresentante da parte del Ministero dei Beni Culturali. Che dovrebbe, come da regolamento, designare il Direttore regionale nella persona di Maddalena Ragni che ha a suo tempo preso il posto di Mario Augusto Lolli Ghetti, il quale sedeva in entrambi i Comitati dei Parchi. Un iter molto semplice e lineare, che diventa improvvisamente contorto: come detto, rimpallo di competenze su chi deve effettuare la nomina, lettere smarrite e ricomparse dopo mesi, vari qui pro quo ed infine il cambio della guardia ai vertici del Ministero tra il “depresso” Bondi (è stato tirato in ballo anche questo per motivare il ritardo...) e Galan. Ma nel frattempo, che succede? Succede che sull'Amiata, prorogato il Comitato, deve essere però sostituito il rappresentante dei Beni Culturali, quel Lolli Ghetti che nel frattempo si era trasferito a Roma e si era dimesso dall'incarico. E con chi viene subito sostituito? Ma con Maddalena Ragni, ovviamente! Il tutto nel giro di venti giorni...
Ecco perchè la telenovela del Tuscan Mining Geopark sta diventando stucchevole. Ormai anche gli attori protagonisti non sono più credibili nel loro ruolo. La Bramerini, Marras, Giuntini e Lidia Bai sono ormai retrocessi a rango di comprimari. Anche perchè Luca Agresti è di “fatto” già Commissario del Parco. Proprio a lui, che fa il costernato quando gli parlano del Comitato che manca e diventa il suo leit-motiv per giustificare qualunque non-decisione, proprio a lui dicevamo il Ministro Prestigiacomo ha concesso – nel suo decreto di nomina – poteri mai concessi prima a nessuno. Poteri che solo un Commissario per legge dovrebbe avere. Come ad esempio, grazie alla “norma transitoria” inserita nel suddetto decreto, quello di approvare da solo, senza cioè il voto del Comitato assente, i Bilanci sia quello di Previsione che Consuntivo i cui termini stanno per scadere. Ergo, avere il “pieno” potere di spesa, senza delibere ed assemblee, che tanto sono solo una perdita di tempo...
E così, fanno tutti ammuina d'amore e d'accordo. Agresti fa il Commissario, facendo finta di fare il Presidente “anatra zoppa” (hai visto mai che qualcuno drizza le antenne?), Lidia Bai fa finta di essere la vicepresidente del Parco “in attesa di”, Marras e la Bramerini hanno altro a cui pensare... E dai, che a settembre si va tutti in Norvegia per l'assemblea dei Geoparchi Unesco. Tanto paga Luca...
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