di Riccardo di Robilant
Settembre 2013: in quei giorni, si deciderà il destino del Parco Geominerario della Sardegna. Il Coordination Committee dell'European Geoparks Network sarà infatti chiamato a decidere, definitivamente, se mantenere o meno il parco sardo nella Rete dei Geoparchi Unesco. In prima istanza, settembre 2011, la Commissione – nel comminare il “cartellino giallo”, anticamera dell'esclusione – aveva concesso due anni al geoparco dell'isola per mettersi in regola con i parametri dell'organismo internazionale. Ma il tempo è passato inesorabilmente, ed inutilmente, invano: e la cambiale sta per essere messa all'incasso, stavolta senza sconti di sorta. In questi 15 mesi abbiamo assistito ad un desolante “gioco delle parti” tra Regione e Ministero dell'Ambiente, impegnati unicamente a rimpallarsi le responsabilità circa la mancata riforma dell'ente anziché trovare un punto d'incontro per mettere fine alla sciatta ed inconcludente gestione commissariale. Suona ora beffarda l'enfasi con cui, lo scorso luglio, si inneggiava all'unità d'intenti siglata tra Cappellacci e Clini per il “rilancio del Parco quale realtà internazionale da valorizzare”. Quella che definimmo allora una “fumata grigia”, dopo l'incontro tra i due massimi responsabili del disastro annunciato (senza, per carità, dimenticare la Prestigiacomo: a ciascuno il suo...), si è tramutata in una cappa plumbea che rischia di soffocare le residue speranze di un lieto fine. A nulla sono valsi le mobilitazioni delle Associazioni della Consulta del Parco, gli scioperi della fame, le manifestazioni a sostegno del Presidio di Villa Devoto, gli appelli di amministratori e cittadini a Napolitano e al Governo, gli articoli che HeartonEarth Report (presenza rara, se non unica, nel panorama della stampa nazionale) ha scritto per richiamare chi di dovere alle proprie responsabilità. E nulla, nel frattempo, hanno fatto i vertici del Parco per invertire la rotta ed evitare così lo schianto, dando almeno un senso alla loro eterea ed impalpabile presenza. Il tanto declamato accordo sulla pianta organica è rimasto a livello di dichiarazione d'intenti, salvo un bando per la ricerca di un “antropologo” (?). E per rilanciare il Parco ci si era affidati a una mostra su Salgari... A questo punto, mancano solo il domatore di tigri e un dietologo che giri per le varie sagre finanziate dal Parco... Ora, Granara e il direttore Usalla hanno pensato bene di allearsi, consegnandosi mani e piedi legati, alla Zarina di tutte le Rocce, confidando di trovare riparo sotto il suo ombrello protettivo (leggere l'inchiesta seguente). Può darsi che il piano riesca: ma tutto, è bene ricordarlo, ha un prezzo... Fossimo in loro, non coltiveremmo troppe illusioni, ma ben venga qualsivoglia tentativo di salvataggio in extremis, perchè il tempo stringe. Da parte nostra, lanceremo dal prossimo numero una petizione: da sottoporre al Presidente Napolitano, al ministro Clini, a Cappellacci e al coordinatore nazionale dei geoparchi. Anche lui faccia finalmente sentire la sua voce! Mancano solo 9 mesi...
www.italiangeoparksproject.it
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