mercoledì 19 dicembre 2012

IL FATTO&L'OPINIONE / PERCHE' QUELLO E' FRACKING


di Maria Rita d'Orsogna
L'altro giorno cercavo informazioni sulla Erg Storage Rivara, per capire esattamente in che modo facessero lo stoccaggio del gas in Emilia. Questa Erg Storage e' di proprieta' della Erg, una societa' italiana che la detiene al 15% e al restante 85% della ditta inglese Independent Resources, creata nel 2005. Hanno semplicemente deciso di prendere vecchi pozzi dismesso dell'ENI a San Felice sul Panaro e usarli come punto di partenza per stoccare gas - e per speculare.A un certo punto, mi imbatto in questo altro articolo della Independent Resources, e le sue altre concessioni in Italia. La prima cosa che mi ha colpito sono state le parole: "Presently, Independent Resources’ core development activities include a major underground gas storage facility, a major new source of unconventional gas onshore Italy, and a major source of conventional oil in Tunisia." Rabbrividisco: "unconventional gas" vuole dire una cosa soltanto: fracking. Clicco su un altro link:
Ribolla Basin Shale Gas Play :
A hydraulic fracture job coupled with ceramic proppant, designed to enhance productivity, was followed by a seven weeks production test.
Come, hanno fatto fracking a Ribolla nel 2009 e nessuno l'ha saputo? Continuo ad indagare. La licenza si chiama Fiume Bruna, e la Indepenent Resources l'ha ottenuta dal governo italiano nel 2005. Ha un'area di circa 247 chilometri quadrati, e a suo tempo c'era una miniera di carbone operata dalla Montecatini. Tristemente era anche nota per le ripetute fughe di gas metano dal carbone. Infatti la miniera fu chiusa proprio in seguito ad una forte esplosione causata dalle fughe metanifere il 4 Maggio 1954. Ci fu la morte di 43 persone. Fu il piu' grande disastro minerario d'Italia.Questa combinazione del metano e del carbone a Ribolla non e' di importanza secondaria - la roccia infatti presente a Ribolla e' caratterizzata da carbone poroso, e dentro questi pori c'e' del gas metano. Proprio come il gas di scisti, solo che invece che essere scisti e' carbone. E adesso c'e' la corsa ad accaparrarsi quel gas, con il fracking. Trituro la roccia per prendere il gas. Similmente il coal bed methanesi e' intrappolato nel carbone durante il processo di carbonizzazione. Dunque le tecniche per estrarre il metano dal carbone, piu' o meno, sono le stesse che per lo scisti: fracking, triturare la roccia. Anzi, indagando viene fuori che questo Coal Bed Methane e' considerato il "fratello cattivo" del fracking "normale" - the evil twin of shale gas, perche' i giacimenti sono piu' vicini alla superficie, a circa 1000 metri al massimo, e dunque e' piu' facile inquinare le falde acquifere. Ed ecco che tutto torna: lo stesso metano incastrato nel carbone che ha fatto morire le persone nel 1954, e' adesso visto come una sorgente di energia "estrema", da sfruttare al meglio. Trituriamo il carbone, e prendiamoci il metano. Ma siamo sicuri che proprio questo e' quello che la Independent Resources vuole fare a Ribolla? Estrarre questo Coal Bed Methane? Dozzine e dozzine di siti agli investitori con proprio questo: Ribolla Coal Bed Methane. Mi imbatto in questo comunicato, addirittura del 2006: Independent Resources plc. Key step for Italy's first coal bed methane project . Più chiaro di così...Cioe' la Independent Resources, proprietaria della ditta che vuole eseguirre il sito di stoccaggio Rivara, gia' nel 2006 annunciava che stava per eseguire il primo progetto di estrazione di metano da uno strato di carbone in Italia, tecnica che si fa usando il fracking. Nel sito di cui sopra dicono che invece il fracking e' stato fatto nel 2009. Non so se siano due fraccaggi diversi, ad ogni modo 2006 o 2009 che sia, sono loro stessi che parlano di fracking. Notare le parole CBM - Coal Bed Methane, uncoventional gas, mutlistage stimulation, shale gas. Tutte cose che significano fracking. Lo sanno a Grosseto? Tutto questo e' gravissimo.
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LO SCHEMA "ETRUSCAN MINES": QUELLE INQUIETANTI SIMILITUDINI


“La Etruscan Copper Mines, società inglese costituitasi a Londra nel 1900 con un capitale di 575.000 sterline, cominciò ad operare a Campiglia nel 1901 (…) Il progetto era molto ambizioso, nonostante l'assenza di segnali incoraggianti riguardo alla ricchezza potenziale del giacimento (…) Anche alcuni geologi italiani manifestarono fin dall'inizio pareri fortemente divergenti dalle ottimistiche previsioni dell'impresa inglese che (…) aveva acquistato i più sofisticati macchinari dell'epoca per l'estrazione e il trattamento dei minerali, contando di lavorare fino a 300 tonnellate di minerale al giorno (…) Il periodo di attività si limitò tuttavia ad un brevissimo arco di tempo in quanto già nel 1908 le attività minerarie furono definitivamente sospese (…) Nel 1907 la società Etruscan Copper Mines Ltd. uscì di scena. Con un comunicato ufficiale datato 15 ottobre l'impresa comunicò la cessazione dei lavori facendo crollare il valore delle azioni quotate in Borsa (…) Altre società erano state costituite con l'incarico di liquidare l' impresa mineraria in fallimento: la Etruscan Copper Estate Ltd, Campiglia Estate Ltd, Società Anonima Miniere Campiglia (…) L'intervento nel suo insieme fu un totale fallimento, tanto che da subito alcuni pensarono che l'esperienza della Etruscan Mines fosse stata una vera e propria copertura di interessi speculativi effettuati nella City londinese”.
Da: La Etruscan Mines. Autore: Alessandra Casini
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QUANDO USALLA FACEVA LE PULCI ALLA CASINI...

Roma, 20 giugno. Alla cerimonia di premiazione delle Destinazioni Turistiche d'Eccellenza, così il direttore del Geoparco della Sardegna, Francesco Usalla, commentava con heartonearth: “Io non capisco perchè l'Unesco ci abbia ammonito. Altri parchi hanno gli stessi problemi, prenda ad esempio le Colline Metallifere: da un punto di vista formale stanno peggio di noi. Non hanno lo Statuto, non hanno un dipendente (se lo sentisse Alessandra Casini, a pochi metri di distanza... ndr) eppure fanno le pulci a noi...”. Solo un mese dopo, 19 luglio, eccolo omaggiare la Zarina e il 12 agosto firmare l'intesa. Cosa gli avrà fatto cambiare idea? Mah...
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ESCLUSIVO / FRACKING: IL PATTO SEGRETO (2° Puntata)


di Filippo Forte e Sacha Paganini
Il “Patto” è talmente segreto che non l'hanno rivelato nemmeno al Coordination Committee della Rete europea dei Geoparchi Unesco. Infatti, il Parco nazionale Tecnologico Archeologico delle Colline Metallifere (pomposamente denominato – ma Dio ce ne scampi, essendo stata allora un'idea del nostro Direttore Alessandro Baldasserini, all'epoca responsabile della comunicazione del Parco – the Tuscan Mining Geopark) e il Parco geominerario storico-ambientale della Sardegna sono stati gli unici geoparchi a non presentare alla Commissione, lo scorso settembre, il rapporto semestrale inerente l'attività svolta. Malgrado che il “Protocollo d'intesa” (e relativa, e “misteriosa”, Convenzione triennale) sulle bonifiche minerarie fosse stato firmato ai primi d'agosto. Eppure l'Unesco incoraggia ed incentiva i rapporti di collaborazione e partnership tra i vari geoparchi, anzi lo valuta come un fattore estremamente positivo. E allora? Questa concomitante “dimenticanza” non sarà stata per caso voluta, proprio per non dover presentare ai responsabili dell'organismo europeo il testo di questa convenzione, che resta più misteriosa della formula della Coca Cola? Domanda più che legittima, a cui cercheremo di dare una risposta più avanti, e che implica altre connessioni anche all'interno degli equilibri futuri in seno agli organismi dei geoparchi, in particolar modo il Forum Nazionale. Nel frattempo, riprendiamo da dove ci eravamo lasciati al termine della prima puntata.
LA LOTTA INTESTINA
NEL PD MAREMMANO
Dunque: alla fine di ottobre scorso, il deputato PD Luca Sani (di Massa Marittima. Nota: il sindaco Lidia Bai è Vicepresidente del Parco Colline Metallifere) presenta un'interrogazione parlamentare “urgente” sui “rischi da fracking” sul territorio. Nel testo non vengono mai citate le Colline Metallifere, né si tirano in ballo Regione, Provincia e Comuni. Ora si dà il caso che l'attività di fracking (prima negata e poi, a denti stretti, ammessa) portata avanti dalla Independent Energy Solutions – questa sì citata – sia stata effettuata proprio nelle Colline Metallifere, e che l'OK provenisse dall'assessore regionale all'Ambiente ed Energia Annarita Bramerini e dall'allora sindaco di Roccastrada, poi divenuto Presidente della Provincia di Grosseto, Leonardo Marras, entrambi membri del Comitato di Gestione del Geoparco. Sani- Bramerini-Marras: una “triade” che sembrava omogenea, legata alla corrente “bersaniana” e anche – o forse soprattutto – dallo stretto rapporto con Federico Vecchioni (ex presidente Camera di Commercio, ex presidente nazionale di Confagricoltura, responsabile di “Italia
Futura” in Toscana) e attuale presidente di Agriventure del gruppo S. Paolo-Intesa. Vecchioni, interessi economici a Massa Marittima, ha il “pallino” delle energie rinnovabili, che sovvenziona e promuove anche con il gruppo “Terrae”, ed è stato il mentore di Grayson Nash, patron della già citata società americana, introducendolo in Regione e in provincia di Grosseto. Attività benemerita, ma questo “pallino”, in verità, gli sta creando anche qualche grattacapo, essendo stato rinviato a giudizio (il processo inizierà a gennaio) per un impianto fotovoltaico installato nel comune di Roccastrada al tempo di Marras sindaco, che avrebbe abusivamente attinto a contributi regionali. Ma queste sono banali coincidenze. Il fatto è che, come ha riportato “Il Tirreno” Sani sarebbe entrato in conflitto con la coppia Bramerini-Marras, che ha costituito una “sotto-corrente” nel gruppo di Bersani. Al deputato uscente e in cerca di riconferma non sarebbe peraltro sfuggito il fatto che, in sede di Primarie, due “fedelissimi” di Marras (Giampiero Sammuri, Presidente nazionale Federparchi, e Gabriele Baldanzi, responsabile comunicazione del Geoparco Colline Metallifere al posto, ebbene sì, del nostro direttore, ed entrambi guarda caso di Roccastrada) avessero sostenuto Renzi. E ora, per le primarie per le candidature in Parlamento, chi sfiderà Sani? Un altro “fraterno” (ipse dixit) amico di Marras, Marco Simiani, sempre in “quota-Renzi”, che in Maremma, en passant, ha vinto. Non è quindi passata inosservata “l'offensiva parlamentare” di Sani e soprattutto verso chi fosse diretta... Anche perchè l'interrogazione a chi è stata rivolta? Non al ministro dell'Ambiente, bensì a quello dello Sviluppo economico, e cioè Corrado Passera: e cioè, l'ex amministratore delegato di S. Paolo-Intesa, a cui fa capo il gruppo d'investimento diretto da Vecchioni. Insomma: cominciano a volare gli stracci in casa PD? Last but not least (direbbero gli inglesi: la Independent Energy Solutions è al 100% di proprietà della britannica Independent Energy Resources, presidente sempre Grayson Nash), nel sotto-titolo inerente la notizia dell'iniziativa parlamentare sempre “Il Tirreno” scriveva: “Preoccupazioni per le possibili connessioni con l'aumento della sismicità”: ciò con riferimento al fatto che, da un paio di anni, si sono registrati (ben tre in questo mese di dicembre) dei micro-terremoti – di bassa intensità ma localmente circostanziati – nel comune di Montieri, altro territorio limitrofo a quello di Roccastrada interessato dalle ricerche della società americana che vorrebbe stoccare l'anidride carbonica per estrarre metano dalle ex miniere di carbone. Per la cronaca, il sindaco è Marcello Giuntini, anch'esso componente del Comitato di Gestione del Geoparco delle Colline Metallifere. Fine delle coincidenze? Certo che no...
“FRACKING OR NOT FRACKING
THIS IS THE QUESTION”
Come detto, ad essere tirata in ballo è la Independent Energy Solutions di Grayson Nash (amico di Vecchioni), che ha ottenuto il nulla-osta dalla Regione Toscana (assessore Bramerini) e le autorizzazioni per le attività di ricerca dal Comune di Roccastrada (sindaco Marras). La I.E.S. è una società americana, controllata da una società inglese quotata in Borsa, la Independent Energy Resources, proprietaria anche della Independent Gas Management che sta portando avanti (tra mille polemiche) un progetto analogo a Rivara, in Emilia. La I.E.S. - capitale sociale, all'epoca della richiesta, 15.000 euro – presenta la domanda di concessione; la I.G.M. fa da garante per le necessarie fidejussioni; infine, la I.E.R. (non perdetevi tra le sigle: si tratta sempre di Nash e del suo “braccio destro” Roberto Bencini.), una volta ottenuto il “via libera”, rastrella in Borsa i “capitali di rischio” che servono a sovvenzionare l'impresa. Il costo globale è di 50 milioni di euro, di cui 6 per la “fase esplorativa”. L'obiettivo è di estrarre dalle miniere dismesse 3,6 miliardi di metri cubi di gas metano, con lo stoccaggio di 14 milioni di tonnellate di Co2. Problema: utilizzando la tecnica del “fracking”? I manager della multinazionale hanno prima negato, poi – incalzati dall'evidenza – hanno fatto una mezza ammissione: “Abbiamo fatto una stimolazione, una piccola prova, che peraltro non ha funzionato. Non si può parlare di vero e proprio fracking: non si può paragonare un gattino ad una tigre”. Insomma, sì o no? “Un pochettino...”. A Napoli avrebbero detto: la ragazza è incinta, ma poco poco... E a chi faceva notare che nel sito della Casa Madre londinese si parla chiaramente di “fracking” (in una scheda sulle Colline
Metallifere, notate bene: in inglese), vantando l'esperienza in questa “innovativa tecnica”, la sconcertante risposta è stata: “E' sbagliata, c'è stato un errore di traduzione”... Come potrete leggere nel commento di Maria Rita d'Orsogna nelle pagine seguenti, quella utilizzata dalla società è puro “fracking”, tecnica peraltro da vietare in un geoparco Unesco. Ma a ben guardare, la questione vera è un'altra: dopo due anni di prove, il progetto langue. La società parla di “almeno altri due anni” di esplorazioni, vi sono “grandi potenzialità” ma “dobbiamo proseguire nelle ricerche”. Insomma, di estrazione e di stoccaggio dell'anidride carbonica non se ne parla e si continua a prendere tempo. Nel frattempo, però, la Independent Energy Solutions ha fatto un aumento del capitale sociale dell'800% (pari a 120.000 euro) e in Borsa la Energy Resources ha visto aumentare le quotazioni delle sue azioni in un anno dell'1,8%, traendone un'importante plusvalenza grazie al rastrellamento sul mercato dei “capitali di rischio” ottenuti in virtù delle future concessioni di sfruttamento dei giacimenti. In pratica, sono già abbondantemente rientrati delle spese previste dal progetto ben prima di realizzarlo. La qual cosa ha fatto richiamare alla mente di qualcuno la storia della Etruscan Copper Mines (vedi servizio alle pagine successive).
“LE LIASONS DANGEREUSES”
IL FRACKING SBARCA IN SARDEGNA?
Ecco che, a questo punto, entra in ballo la Sardegna. Il grande bacino minerario del Sulcis-Iglesiente, sede del Parco geominerario. Già nel 2007, CarboSulcis aveva ipotizzato un progetto di estrazione del metano attraverso lo stoccaggio della Co2. Ma poi tutto si era arenato, sembra anche per via della netta contrarietà opposta dall'allora Governatore Renato Soru. Partendo dall'assunto che, se le Colline Metallifere hanno valore 100, l'isola vale almeno 1.000, veniva naturale chiedersi se alla Energy Resources si meditasse uno sbarco nell'isola. Soprattutto ora che la Regione vorrebbe rilanciare il progetto per riconvertire il bacino minerario e salvaguardare così i residui posti di lavoro dei minatori, concordando con il Governo un piano da 500 milioni di euro. A precisa domanda, Roberto Bencini ha prima glissato - “La Sardegna sud-occidentale è una zona interessante” - poi ha minimizzato i rapporti intercorsi con CarboSulcis: “Ci sono stati contatti informali in passato, a livello di pour-parler ma nulla più”. Eppure si tratta dello stesso Bencini che ha firmato, su una autorevole rivista scientifica americana (Environmental Progress, American Institute of Chemical Engineers) un saggio proprio su questo progetto, dal titolo “Adsorption of pure carbon dioxide and methane on dry coal from the Sulcis coal province”, dove si parla espressamente di CBM (Coal Bed Methane) ovvero “fracking”, scritto insieme a Giorgio Sardu e Giuseppe Deriu della CarboSulcis, nonché consulenti della ForGea International. Insomma, qualcosa di più impegnativo di un semplice pour-parler. E se i rapporti sono “informali”, perchè in un documento ufficiale della CarboSulcis inoltrato al Ministero dello Sviluppo Economico, dove viene citato il CBM come “compatibility”, la Independent Energy Solutions viene indicata come “italian partner which support us”? E poi, un momento: ForGea, ma dove abbiamo già sentito questo nome? Ma certo: nella “segreta” convenzione stipulata tra i geoparchi della Sardegna e Colline Metallifere!
LA “SANTA ALLEANZA”
CON LA ZARINA
E così, eccoci tornati al punto di partenza. Cosa prevede questa Convenzione triennale (rinnovabile per altri 3 annni) sotto la supervisione della ForGea International? Non è che, sotto le mentite spoglie della “ricerca tecnologica” e delle bonifiche minerarie, si cerchi di celare e giustificare l'attività di “fracking” nei rispettivi territori, che dovrebbe essere severamente proibita trattandosi di due Geoparchi Unesco? Perchè l'accordo siglato non è stato reso pubblico e si è omesso di notificarlo al comitato dell'European Geoparks Network? In cosa consiste il “Patto”? La “Santa Alleanza” nasce il 19 luglio quando, al convegno sulle bonifiche minerarie organizzato dal Parco geominerario della Sardegna e da ForGea, il direttore Usalla invita in qualità di “esperta” Alessandra Casini. E' qui che scatta l'intesa tra i due. Usalla ha bisogno dell'influenza che la Zarina ha nel board dell'EGN per evitare il
“cartellino rosso” dall'Unesco. Lei allarga i confini del suo Impero e si assicura un fedele alleato (o suddito?) in vista del rinnovo della carica di coordinatore nazionale del Forum dei geoparchi, a cui – stando ai “bene informati” - aspira. Con Sardegna e Apuane (altro suo “protettorato”) sale a quota tre voti, abbastanza per convincere gli “incerti” a spostare l'ago della bilancia a suo favore, dato che Burlando – oltre al suo – al momento può contare solo su quello del Parco del Cilento. E così, sbarca in Sardegna portandosi dietro al convegno il “suo” professore (Massimo Preite) e ad agosto, a FestAmbiente, allo stand del Tuscan Mining Geopark, mostra le “sue” conquiste ospitando i due geoparchi satelliti (e dove nomina “editore” un tipografo che, stando ai “si dice”, pubblicherà i documenti prodotti dal Protocollo d'intesa che viene firmato proprio in quei giorni). Un accordo sulle “bonifiche” che ha la benedizione della Bramerini e Marras da una parte e Granara (per conto di Cappellacci) dall'altra. Fantasie? Chissà. Ma fra le varie “coincidenze” in cui siamo imbattuti in questa vicenda, ce ne sono due alquanto singolari. La prima: nel Protocollo d'Intesa firmato dai due parchi si legge: “Il Parco delle Colline Metallifere, d’altra parte, intrattiene un rapporto di costante collaborazione con gli enti di ricerca pubblici e privati”, mentre sul suo sito la I.E.S. si vanta di “collaborare con i migliori Istituti di Ricerca pubblici e privati”. Non sembra un copia e incolla? La seconda: sempre nel Protocollo, si parla di “organizzazione di un data-base basato su Gis”. Ebbene, facendo ricerche su internet, ci siamo imbattuti in Corrado Cacciarru. Il quale collabora con CarboSulcis e ForGea. E cosa fa nella vita? Il GIS and Systems manager. Ma, soprattutto, risiede a... Londra, dove ha sede la Independent Energy Resources: quando si dice che combinazione! Solo supposizioni? Forse. Ma tutto questo, al Coordination Committee dei Geoparchi Unesco non gliel'ha detto ancora nessuno... (2 - Continua)
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GEOPARCO SARDEGNA / MANCANO SOLO 9 MESI

di Riccardo di Robilant
Settembre 2013: in quei giorni, si deciderà il destino del Parco Geominerario della Sardegna. Il Coordination Committee dell'European Geoparks Network sarà infatti chiamato a decidere, definitivamente, se mantenere o meno il parco sardo nella Rete dei Geoparchi Unesco. In prima istanza, settembre 2011, la Commissione – nel comminare il “cartellino giallo”, anticamera dell'esclusione – aveva concesso due anni al geoparco dell'isola per mettersi in regola con i parametri dell'organismo internazionale. Ma il tempo è passato inesorabilmente, ed inutilmente, invano: e la cambiale sta per essere messa all'incasso, stavolta senza sconti di sorta. In questi 15 mesi abbiamo assistito ad un desolante “gioco delle parti” tra Regione e Ministero dell'Ambiente, impegnati unicamente a rimpallarsi le responsabilità circa la mancata riforma dell'ente anziché trovare un punto d'incontro per mettere fine alla sciatta ed inconcludente gestione commissariale. Suona ora beffarda l'enfasi con cui, lo scorso luglio, si inneggiava all'unità d'intenti siglata tra Cappellacci e Clini per il “rilancio del Parco quale realtà internazionale da valorizzare”. Quella che definimmo allora una “fumata grigia”, dopo l'incontro tra i due massimi responsabili del disastro annunciato (senza, per carità, dimenticare la Prestigiacomo: a ciascuno il suo...), si è tramutata in una cappa plumbea che rischia di soffocare le residue speranze di un lieto fine. A nulla sono valsi le mobilitazioni delle Associazioni della Consulta del Parco, gli scioperi della fame, le manifestazioni a sostegno del Presidio di Villa Devoto, gli appelli di amministratori e cittadini a Napolitano e al Governo, gli articoli che HeartonEarth Report (presenza rara, se non unica, nel panorama della stampa nazionale) ha scritto per richiamare chi di dovere alle proprie responsabilità. E nulla, nel frattempo, hanno fatto i vertici del Parco per invertire la rotta ed evitare così lo schianto, dando almeno un senso alla loro eterea ed impalpabile presenza. Il tanto declamato accordo sulla pianta organica è rimasto a livello di dichiarazione d'intenti, salvo un bando per la ricerca di un “antropologo” (?). E per rilanciare il Parco ci si era affidati a una mostra su Salgari... A questo punto, mancano solo il domatore di tigri e un dietologo che giri per le varie sagre finanziate dal Parco... Ora, Granara e il direttore Usalla hanno pensato bene di allearsi, consegnandosi mani e piedi legati, alla Zarina di tutte le Rocce, confidando di trovare riparo sotto il suo ombrello protettivo (leggere l'inchiesta seguente). Può darsi che il piano riesca: ma tutto, è bene ricordarlo, ha un prezzo... Fossimo in loro, non coltiveremmo troppe illusioni, ma ben venga qualsivoglia tentativo di salvataggio in extremis, perchè il tempo stringe. Da parte nostra, lanceremo dal prossimo numero una petizione: da sottoporre al Presidente Napolitano, al ministro Clini, a Cappellacci e al coordinatore nazionale dei geoparchi. Anche lui faccia finalmente sentire la sua voce! Mancano solo 9 mesi...
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EDITORIALE / L'ANNO CHE VERRA'


di ALESSANDRO BALDASSERINI
Riemergiamo, a distanza di poco più di un mese, dal fango che – sommergendo Albinia – ha inghiottito anche la nostra redazione: computers, stampanti, scrivanie, librerie, non ci sono più. Riprendiamo, non senza difficoltà, con rinnovato impegno ed entusiasmo, grati a tutti coloro che non hanno fatto mancare il loro sostegno. Dove eravamo rimasti? Cosa è accaduto in questi 30 e passa giorni? A ben vedere, sembrerebbe che il tempo si sia fermato: la questione del Parco Geominerario della Sardegna non segnala passi in avanti, anzi sembra ingarbugliarsi sempre più con il continuo scarica-barile tra Cappellacci e il ministro Clini. Nel frattempo, noi ripartiamo dalla seconda puntata dell'inchiesta sul “Patto segreto” siglato tra lo stesso Parco sardo e il Geoparco delle Colline Metallifere che sembrerebbe celare e “giustificare” agli occhi dell'Unesco un accordo per importare nell'isola la tecnica del “fracking” spacciandola per “ricerca tecnologica”. In questo secondo capitolo dell'inquietante e misteriosa vicenda, troverete notizie “molto interessanti” circa i rapporti intercorsi tra CarboSulcis e Independent Energy Solutions, in un intreccio che coinvolge i vertici dei due parchi e che potrebbe condizionare anche i futuri assetti all'interno del
Forum nazionale dei Geoparchi. A scanso di equivoci, sarà bene ribadire che questa è solo ed esclusivamente un'inchiesta giornalistica: noi riportiamo notizie documentate e mettiamo insieme i fatti. Trarre delle conclusioni spetta soltanto ai lettori. C'è chi ci accuserà di scambiare lucciole per lanterne; può darsi: personalmente, mi limito a sottolineare le molteplici “coincidenze”, circostanziate e concordanti, riscontrate in questa storia, che non si possono non definire quantomeno “indizi”. Qui, tanto per esser chiari, non si tratta di mettere in discussione la buona fede di chicchessia: si tratta di capire quale ruolo intendono svolgere in futuro i due geoparchi, che hanno legato a doppio e reciproco filo (comprese anche personali ambizioni e carriere) i rispettivi destini, per lo sviluppo del loro territorio. Abbiamo detto all'inizio che ripartiamo con rinnovato impegno, e l'anno che verrà sarà foriero di interessanti novità, a partire dal restyling e potenziamento del sito www.italiangeoparksproject.it, e dalla messa in cantiere di alcune iniziative. Tutto ciò comporterà un notevole sforzo finanziario: al momento non chiediamo aiuto a nessuno, ma in futuro vorremmo coinvolgervi a sostegno di un paio di progetti, a cominciare dal Premio letterario “CuorediTerra”, che nel 2013 vedrà finalmente la luce. Nel frattempo, a tutti voi giungano i più cordiali auguri di Buone Feste e sereno Anno nuovo.
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