martedì 6 novembre 2012
GEOPARCHI / FRACKING: IL PATTO SEGRETO SARDEGNA-COLLINE METALLIFERE
di Filippo Forte e Sacha Paganini
Il “Patto” è talmente segreto che non si sa se sia stato ancora sottoscritto. O, per essere più precisi, se sia stata già firmata l'annunciata Convenzione (di durata triennale, rinnovabile per altri tre) da noi anticipata – vedi HeartonEarth Report n° 11 – dopo la stesura del Protocollo d'Intesa tra il Geoparco delle Colline Metallifere e il Parco Geominerario della Sardegna inerente le bonifiche minerarie e non meglio precisate “attività di ricerca scientifica”. Di certo è che il “Patto” è stato siglato l'estate appena trascorsa ed è talmente “inconfessabile” da tenerne nascosti i contenuti, come e più degli ingredienti della formula della Coca Cola. Tanto da non recarne traccia (vedi alla voce: “trasparenza”...) nei rispettivi siti internet, e dopo che un comunicato emesso dall'ufficio stampa del Tuscan Mining Geopark – guidato da Gabriele Baldanzi; ricordatevi di questo nome, lo ritroverete più avanti – risultasse poi “misteriosamente” rimosso e scomparso. Un “Patto” dove si intrecciano e convergono svariati interessi, che si dipana dai dolci declivi delle Colline Metallifere alle aspre lande del Sulcis-Iglesiente, che vede coinvolti due geoparchi Unesco, personaggi in carriera e, a fare da “filo rosso”, una curiosa società americana che (con “soli” 15.000 euro di capitale sociale) sta rastrellando finanziamenti a destra e a manca. Come in tutte le “spy stories” che si rispettano, non mancano gli intrecci e le deep throat, le “gole profonde che – in cambio del più rigoroso anonimato – indicano la via da seguire: e stavolta la “parolina magica” non è (non solo) “follow the money”, bensì “follow the fracking”. Fracking: l'innovativa, e per molti pericolosa, tecnica di ricerca nel sottosuolo per imprigionare anidride carbonica ed estrarre gas metano. Un'operazione, restando solo alle ex miniere delle Colline Metallifere maremmane, valutata intorno ai 2 miliardi e mezzo di euro. “Ma – sostiene l'esperta Annarita d'Orsogna (vedi articolo sotto) – dato valore 100 alle Colline Metallifere, la Sardegna vale almeno 1.000”. E allora, fate un po' voi i conti... In questa vicenda, peraltro, non manca il riferimento storico: e la mente non può non riandare all'epopea della Etruscan Copper Mines Ltd., quando – siamo nei primi anni del '900 – le miniere di Campiglia (dove sorge ora l'area di S. Silvestro della Parchi Val di Cornia) furono oggetto di una speculazione finanziaria che all'epoca destò grande scandalo. E inquietanti sono le similitudini che si stagliano all'orizzonte: come se “qualcuno” avesse voluto riadattare quello schema ai giorni nostri... Non solo: fra i vari intrecci, vi sono anche lotte intestine di partito e ambizioni personali, tanto da lambire (e possibilmente influenzare) anche i futuri equilibri della Rete dei Geoparhi Unesco in generale e il Forum nazionale in particolare.
LA STORIA: Ma andiamo per ordine, e ripercorriamo la vicenda dai suoi esordi. Siamo nel 2008, e in Toscana (dove è appena stato siglata un'intesa da 150 milioni di euro tra Regione e Sindyal per le bonifiche dell'area mineraria delle Colline Metallifere) sbarca una società americana, la Independent Energy Solutions, capitale sociale poco più di 20.000 dollari, posseduta al 100% da un'altra società – questa volta inglese, la Independent Resources – quotata in Borsa nella City. Essa chiede, ed ottiene, dall'Assessorato all'Ambiente ed Energia,
le concessioni per effettuare ricerche (e relativi futuri diritti di sfruttamento) nelle Colline Metallifere utilizzando l'innovativa tecnica del “fracking”, di cui vantano esperienza e tecnologia avanzata nel settore. Non solo: in virtù delle concessioni ottenute, cominciano a rastrellare finanziamenti sul mercato borsistico e non solo, ottenendo peraltro contributi dalla stessa Regione Toscana (si parla di circa 50 milioni di euro, ma la cifra non è certa) e da un istituto finanziario che fa capo alla banca Intesa-S. Paolo, presieduto da Federico Vecchioni. Proprio colui che, all'epoca presidente nazionale di Confagricoltura e della Camera di Commercio di Grosseto, fa da “mentore” ed introduce la società presso i referenti politici, l'Assessore regionale competente Annarita Bramerini (anch'essa maremmana) e il sindaco di Roccastrada – poi nel breve volgere di tempo Presidente della Provincia di Grosseto – Leonardo Marras, primo comune a rilasciare le autorizzazioni per le operazioni di “fracking” nel territorio. Parleremo nella prossima puntata dei rapporti che intercorrono tra costoro; qui ci limitiamo a descrivere le scenario di partenza. Da tener presente che, all'epoca, il Parco Tecnologico delle Colline Metallifere (in cui ricade anche Roccastrada) non faceva ancora parte della Rete dei Geoparchi Unesco ma proprio allora stava cominciando l'iter della candidatura sotto l'impulso del presidente Hubert Corsi. In questi anni, fra numerose polemiche, le ricerche attraverso il “fracking”, che nel frattempo si erano allargate al limitrofo comune di Montieri e (almeno nelle intenzioni) a quello di Massa Marittima, hanno portato a poco per non dire nulla, malgrado il più diffuso – ed influente – quotidiano locale (leggi: Il Tirreno) avesse decantato le magnifiche e progressive sorti di questa operazione con numerosi articoli a firma Gabriele Baldanzi (toh, proprio lui...). Nel frattempo, però, era avvenuto qualcos'altro: le Colline Metallifere, nel 2010, diventano Geoparco Unesco, e tale riconoscimento mal si concilia (anzi, proprio per niente) con la tecnica del “fracking”, che per inciso è stata messa al bando in diversi Paesi europei tra cui la Francia. E allora, cosa accade? Con un colpo di scena, Hubert Corsi – proprio alla vigilia dell'investitura Unesco – viene estromesso dal Parco, e con lui tutto il suo staff, e nel Comitato di Gestione, dopo varie peripezie, si insediano nell'ordine: Annarita Bramerini, Leonardo Marras (già li abbiamo conosciuti), Lidia Bai sindaco di Massa Marittima come vicepresidente e Marcello Giuntini sindaco di Montieri. Quando si dicono le coincidenze... Tutti, particolare da rammentare, del PD e “bersaniani” di ferro. Presidente viene invece nominato, ciliegina bipartisan sulla torta, Luca Agresti, coordinatore provinciale del PDL e figlio di un influente consigliere regionale d'opposizione. Ruolo, peraltro, “decorativo”, visto e considerato che le leve del Parco le manovra il Direttorissimo, al secolo Alessandra Casini meglio nota come la Zarina di tutte le Rocce (dal Parco e dal Teatro delle Rocce dove ha fondato il suo personale Impero, che si è poi via via esteso al “protettorato” del Parco delle Apuane e ai “possedimenti d'Oltremare” della Sardegna). Già, la Sardegna. E' proprio qui, infatti, che si dipana la storia. Quel Parco Geominerario primo al mondo ad essere riconosciuto dall'Unesco, prima ancora che venisse realizzato il Global Geoparks Network, ed ora a serio rischio di espulsione – dopo il “cartellino giallo” del settembre 2011 – dalla Rete europea. Dove per oltre un anno le associazioni della Consulta hanno tenuto sotto assedio l'ufficio del Governatore Cappellacci (a cui hanno posto fine il 2 novembre, vedi articolo successivo) invocandone la firma sotto il decreto di riforma per mettere fine ad una estenuante e inconcludente gestione commissariale. E dove i problemi si sono vieppiù aggravati con la crisi di CarboSulcis. Non si sa da chi sia partita l'idea, fatto sta che la Casini e il direttore del parco sardo, Usalla, hanno cominciato ad “annusarsi” e a piacersi. Sarà che la Zarina siede nel Board dell'European Geoparks Network (che il prossimo settembre dovrà decidere l'espulsione o meno dei sardi) ed influente consigliori del coordinatore nazionale Burlando? Chissà... Comunque, Usalla la invita ripetutamente a Iglesias e la presenta ai convegni come “esperta” di bonifiche e gestione manageriale (solo la seconda parte corrisponde effettivamente al vero). Da tener conto, en passant, che il Geoparco delle Colline Metallifere è escluso – da decreto ministeriale – dalla gestione delle bonifiche minerarie, mentre la Regione Sardegna ha, nel corso di questi anni, sviluppato corposi dossier in materia. Ed ecco che, lo scorso agosto, la notizia (come noi ve l'abbiamo riportata nel n° 11
di settembre) della firma di un non meglio precisato Protocollo d'Intesa tra i due Geoparchi, cui avrebbe fatto seguito una “convenzione” di 3 anni (rinnovabile per altri 3) proprio in materia di bonifiche. La cosa è apparsa strana ai più per diversi motivi, giacchè come detto su tale materia la Regione Sardegna ha prodotto numerosi studi, mentre il Parco delle Colline Metallifere era stato escluso dall'accordo intercorso con Sindyal. Ancor più curioso il riferimento a generici “rapporti di costante collaborazione con gli enti di ricerca, regolato da apposite convenzioni”, intrattenuti dal Geoparco toscano. Un accordo in cui si parla di “ bonifiche minerarie e le problematiche legate al paesaggio minerario. In questa fase il Parco delle Colline Metallifere e il Parco Geominerario hanno ritenuto utile individuare un comune percorso di studio scambiandosi le reciproche conoscenze tecnico-scientifiche a partire dall’ambito delle bonifiche ambientali, mettendole poi a disposizione anche di altri soggetti pubblici e/o privati. Il ForGea International (un centro studi di Cagliari, ndr), con la sua ultra decennale esperienza, sarà il supervisore dell’operazione”. Non solo: “La collaborazione riguarderà il reperimento delle risorse finanziarie e l’organizzazione di corsi di formazione inerenti attività di bonifica e riqualificazione delle aree minerarie dismesse (...); attività di consulenza tecnico legale nella redazione di Piani di gestione bonifiche”. In poche parole: attività di salvaguardia ambientale e ricerca tecnologica. Opera meritoria, che rientra nella “mission” dei Geoparchi Unesco. Senonchè, tutto ciò – abbiamo già avuto modo di scriverlo – non si concilia affatto con la tecnica del “fracking” (fratturazione idraulica del sottosuolo), già in corso nelle Colline Metallifere e che, guarda caso, anche CarboSulcis vorrebbe adottare in Sardegna. Ma si dà il caso che CarboSulcis non abbia né l'esperienza né le tecnologie: proprio quello che, invece, vanta (o dice di vantare) Independent Energy Solutions, che già opera in quel lembo di Toscana. E allora: cosa c'è scritto realmente in quella Convenzione? A chi ci si riferisce quando si parla di rapporti con altri enti di ricerca e chi sarebbero questi altri soggetti privati? E da dove dovrebbero provenire i fondi per finanziare questa operazione? Il sospetto che questo accordo serva a dare una patina di “legittimità”, coprendola con il velo della ricerca scientifica e la salvaguardia dell'ambiente, ad operazioni di “fracking” severamente proibite in zone poste sotto la tutela dei Geoparchi Unesco è forte, molto forte, almeno finchè non sarà resa pubblica la Convenzione sottoscritta. E il dubbio che il Parco delle Colline Metallifere funga da “cavallo di Troia” - forte della vantata “esperienza” in materia di “conoscenze e collaborazioni” - per permettere lo sbarco della società americana in Sardegna per affiancare CarboSulcis, è altrettanto legittimo, considerando chi siede in quel Comitato di Gestione. Il gioco, in fondo, varrebbe la candela; basterebbe ricordarsi le parole della d'Orsogna: “Se le Colline Metallifere valgono 100, la Sardegna vale almeno 1.000”. Compartecipare a quelle concessioni vorrebbe dire rastrellare, in Borsa e tramite contributi pubblici e privati, fior di finanziamenti. E in cambio, direte voi? Beh, intanto il Parco Geominerario della Sardegna potrebbe contare sulla “benevolenza” e sull'influente sostegno della Casini in sede di Comitato decisionale dove si dovrà scrivere il suo destino “dentro o fuori” la Rete dei geoparchi Unesco. Dal canto suo, la Zarina – che stando ai rumors sempre più insistenti punta nel 2014 a succedere a Burlando alla guida dei Geoparchi italiani – si garantirebbe un fedele alleato e un voto in più in assemblea: con questo sarebbe già a quota 4, esattamente la metà. Sufficienti per convincere Burlando a lasciarle strada libera, o comunque a convincere qualcun altro (le Madonie?) a sposare la sua causa. Tutte le caselle, a questo punto, andrebbero al loro posto... Ma non è tutto così semplice: l'operazione è più complessa. Abbiamo parlato, ad esempio, della “Etruscan Mines”: riaffronteremo l'argomento nella prossima puntata. Nel frattempo, però, già qualcuno si sta mettendo di traverso: per esempio il deputato maremmano (di Massa Marittima) del PD, Luca Sani. Che deve aver sentito “puzza di bruciato” e temendo di essere accerchiato dalla “tenaglia” Bramerini-Marras è passato al contrattacco: guarda caso, con un'interrogazione parlamentare “urgente”, firmata da altri 30 deputati del suo partito, al Ministro delle attività produttive contro “i rischi derivati dal fracking nelle Colline Metallifere”. Solo una coincidenza? Beh, francamente cominciano ad essere un po' troppe... (FINE 1° PUNTATA)
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