martedì 6 novembre 2012

GEOPARCO SARDEGNA/ UNA PROTESTA CIVILE


di Aldo Pusceddu
Alla fine, dopo oltre 13 mesi, ce ne siamo andati....in silenzio, in maniera garbata e civile, così come eravamo arrivati - davanti a quel cancello - all'alba del 27 settembre 2011. Sono serviti un ammonimento dell'UNESCO e ben 400 giorni del nostro tempo per fare in modo che la politica sarda rispolverasse il progetto di riforma del Parco Geominerario. C'è da chiedersi davvero - non per appropiar
ci di tutti i meriti - cosa sarebbe successo se non ci fosse stata la protesta della Consulta. Personalmente però, nonostante i notevoli passi in avanti consuntivati dalla proposta di riforma del Consorzio Parco, ho tuttora qualche difficolta - forse per una mia innata prudenza - se considerare il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Mezzo pieno se penso a come siamo partiti un anno fa in pieno cartellino giallo dell'Unesco, black list degli enti da sopprimere, etc; mezzo vuoto se penso - appunto dopo 13 mesi di lotta e sacrificio - alle recenti notizie arrivate da Roma, dove i Ministeri di competenza sembra vogliano comunque stravolgere la proposta sarda di limitare a 5 il numero dei componenti il consiglio direttivo del Parco, secondo i dettami del decreto Salva Italia del governo Monti. Si vuole andare quantomeno a 11 componenti, di cui ben 4 appannaggio dei Ministeri. Ma non fu proprio l'abnorme numero di componenti del consiglio, allora ben 17, una delle principali cause dell'inefficienza dell'Ente? Qui si vuole tornare a "su connottu", ma non è questo su connottu che ci serve e che auspichiamo. Il rischio è che ora la discussione si areni su questo problema facendo ancora perdere tempo prezioso. Posso solo sperare che la Regione Sarda riesca ad avere- nel proseguo della trattiva - un rigurgito di quella autonomia decisionale della quale spesso e volontariamente riusciamo a fare a meno. Altro spunto di riflessione - senza polemica alcuna - voglio aprirlo sul ruolo della Comunità del Parco, partendo dalle dichiarazioni fatte recentemente da alcuni amministratori del Nuorese a proposito del mancato Parco del Gennargentu. Ora, con l'imperversare della crisi, ci si accorge che probabilmente quell'idea di Parco è stata liquidata e sepolta troppo in fretta. E se ripenso che molti dei comuni del Parco Geominerario - fatte poche eccezioni - si sono spesso mostrati abbastanza tiepidi verso le finalità e la salvaguardia dell'Ente, personalmente non sono tranquillo sulla chiusura in tempo utile della vertenza. Voglio ricordare solo una cosa, e chiudo: ad agosto 2013 la Commissione Unesco sarà di nuovo in Sardegna per verificare - dopo il famoso cartellino giallo - come abbiamo utilizzato questi 2 anni. Non vorrei fosse proprio l'Unesco a togliere le castagne dal fuoco alla politica sarda.

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