venerdì 28 settembre 2012
GEOPARCO SARDEGNA / TRA DRAMMA E FARSA
di ALESSANDRO BALDASSERINI
Come Gianni e Pinotto oppure Schettino e la Moldava: non c'è che l'imbarazzo della scelta per definire la nuova coppia dell'anno, premio Oscar alla Vergogna. Cappellacci e Clini: ben assortito duo (tragi)comico di questo 2012. Le loro gag, invero datate e stantie, farebbero comunque ridere, se dietro di esse non ci fossero rabbia e disperazione. Nel dramma della Sardegna (Alcoa, CarboSulcis) che affonda tra miseria quotidiana e nobiltà millenaria, c'è anche spazio per la “brillantissima farsa”, come usava nelle Riviste d'antan alla Macario. Solo che gli “attori” di oggi fanno semplicemente pena. Le loro battute hanno il sapore rancido di un Cannonau che sa di “tappo”. Le loro promesse sono cipria al vento: e gli impegni “solennemente presi” hanno lo stesso valore di un assegno post-datato firmato da Er Batman Fiorito... Infatti, settembre è ormai passato e il famoso “Grande Evento” per rilanciare a livello internazionale il Parco Geominerario della Sardegna è come lo stadio Is Arenas stracolmo di spettatori: hai voglia ad aspettare... Peccato che non ci sia un Giudice sportivo ad affibbiargli un bel 0-3 a tavolino! Abbiamo volutamente pubblicato, nell'editoriale precedente, il servizio dell'Ansa di un anno fa: potevamo tranquillamente datarlo oggi. Chi se ne sarebbe accorto, dato che siamo allo stesso punto? Nulla, in sostanza, si è mosso ed è cambiato. Ah, no: nel frattempo, a Guspini, una guida turistica si è suicidata, un'altra ha tentato di darsi fuoco e il prode Usalla è diventato il maggiordomo di Alessandra Casini (che ha così allargato i confini del suo Impero), in cambio di benevolenza in sede di Coordination Committee quando l'European Geoparks Network dovrà – il prossimo anno – decidere l'esclusione o meno del Geoparco sardo dalla Rete Unesco. Insomma, come si vede, nulla di nuovo sotto il sole della Sardegna: le solite storie di solitudine, depressione e “colonizzazione” dell'Isola...
No, non è così: c'è un popolo che lotta, che non si arrende, che sale sui torrioni, scende nelle gallerie e da un anno – trecentosessantacinque giorni, 48 settimane – presidia la sede di Cappellacci-Schettino. Che non vuol vedere spezzato il “sogno” di un Geoparco, primo in Europa e nel mondo, riconosciuto dall'Unesco, simbolo di un riscatto e di una intelligente operazione di riconversione culturale e turistica delle miniere dismesse per il rilancio economico di una delle aree più depresse d'Italia. Che lotta per il futuro dei propri figli e nipoti, per custodire una orgogliosa tradizione tramandata da generazioni. Che non può, anche volendo, arrendersi proprio ora: ora che i “Grandi Progetti” si arenano come le navi da crociera nella rada di Cagliari progettata da Granara, ora che le Grandi Promesse valgono quanto l'abbonamento in tribuna alle partite del Cagliari, ora che viene firmato il Grande Accordo sulle Bonifiche che altro non è che un atto di sottomissione alla Zarina di tutte le Rocce, che tutto puote e discerne, per pietirne la condiscendenza magari favorendone l'ascesa al trono a cui mira, quello di Supremo Coordinatore dei Geoparchi. Qualcuno dirà (e già lo dice...): beh, ben venga se serve a salvare il nostro Geoparco. Ma la Storia dovrebbe insegnare: attenti ai miraggi, come quello propinatovi da Silvio. Attenti ai “Salvatori” che vengono dal Continente. Sappiate che all'ultima Assemblea europea dei Geoparchi, in Portogallo, solo due non hanno inviato il loro (obbligatorio) Report circa l'attività semestrale: Sardegna e Colline Metallifere. Un'altra accoppiata, come quella Clini-Cappellacci...
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