giovedì 3 maggio 2012

TUSCAN MINING GEOPARK / I "BAGNETTI", UNA CATTEDRALE NEL DESERTO?


I “Bagnetti”: una Cattedrale nel deserto?
Come buttare 2 milioni
di euro nel pozzo
E il Teatro delle Rocce, “fiore all'occhiello”, appassisce tra le erbacce
SACHA PAGANINI
Da monumento di archeologia industriale a “Cattedrale nel deserto”: ecco come buttare 2 milioni di euro in un pozzo minerario, dove non si vede il fondo...
“Prego, per la Storia si entra da qui”: eh già, sembrava davvero di varcare una soglia storica, in quel dolce se pur ventoso pomeriggio di settembre del 2008, quando venne inaugurata in gran pompa la “Porta” centrale del Parco Nazionale Tecnologico Archeologico delle Colline Metallifere, non ancora Tuscan Mining Geopark, presso l'imponente ed avveniristica struttura dei “Bagnetti” di Gavorrano.
Quel 6 settembre si compiva l'atto finale di un percorso avviato sei anni prima, il coronamento di un sogno: il Parco aveva finalmente la sua sede e il suo Centro Direzionale. Gavorrano diventava “Capitale” delle Colline Metallifere (e quante polemiche, a Massa Marittima...) e gettava le basi per un futuro radioso. O almeno così sembrava...
Quella sera, durante il ricevimento accompagnato da un'orchestra da camera nello splendido scenario del Teatro delle Rocce, nessuno immaginava quel che avrebbe riservato il futuro... Non l'allora sindaco – e Vicepresidente del Parco – Alessandro Fabbrizzi, ne tanto meno la vera “dea ex machina” e musa ispiratrice Alessandra Casini. A dire la verità, però, vi era chi nutriva qualche dubbio, sempre tenuto riservatamente per sé: paradossalmente, quel “qualcuno” era proprio il
(continua a pag. 4)
Presidente del Parco Hubert Corsi, che nascondeva il suo scetticismo dietro il consueto affabile sorriso. Chi raccoglieva le sue scarne confidenze, però, non capiva: la sede dei “Bagnetti” era il meglio che si potesse avere. Gli uffici eleganti e super-accessoriati, uno spazioso e luminoso salone espositivo che avrebbe introdotto ad uno spettacolare percorso museale multimediale, l'enoteca comunale dove ricevere gli ospiti di riguardo ed una efficiente e attrezzatissima sala congressi da 250 posti con annesse salette riunioni in ambienti tutti wi-fi.
Quello che fino al giorno prima era uno splendido monumento di archeologia industriale, era diventato un centro direzionale all'avanguardia per un Parco che da quel momento si poneva all'avanguardia, arricchito dal “fiore all'occhiello” del Teatro delle Rocce.
Vennero da tutta Italia per ammirarlo. Poi, però, ripartiti il giorno dopo gli ospiti, i battenti di quella avveniristica sede – il cui costo per la ristrutturazione era stato di oltre 2 milioni di euro – vennero chiusi per essere riaperti – tranne qualche saltuaria occasione – solo nel novembre 2010, quando il Parco ora guidato da Luca Agresti si trasferì armi e bagagli definitivamente.
In quei due anni in cui il colosso languiva desolatamente, in molti si chiedevano il perchè; a qualcuno venne perfino in mente di chiamare il Gabibbo per denunciare lo spreco di denaro pubblico, qualcun altro lo motivava teorizzando un “braccio di ferro” tra il nuovo sindaco Massimo Borghi e il direttorissimo (del Parco, del Teatro, del Laboratorio GavorranoIdea) Alessandra Casini, le cui rispettive idee sui “Bagnetti” divergevano: il primo voleva destinare l'enoteca comunale in altra sede (morale della favola: è chiusa da due anni) e contrastava il progetto del museo ideato dalla Casini (“Con cappuccino e museo non si mangia”, esclamò una volta anticipando nei tempi Giulio Tremonti), che infatti è ben lungi dal vedere la luce. La seconda, dal canto suo, bollò come estemporanea e senza senso la proposta di Borghi di trasferire ai “Bagnetti” gli uffici del Comune, e dargli tutti i torti francamente non si può...
Comunque, come detto, a novembre 2010 finalmente riapre la “Porta”. Ed è a quel punto che il “segreto di Pulcinella” viene svelato. La struttura da oltre due milioni di euro non ha... il sistema di condizionamento: gelo d'inverno, caldo torrido d'estate! Eh già, i progettisti non l'avevano contemplato e a rimetterci le mani equivale ad altre centinaia di migliaia di euro che nel frattempo non ci sono più. Ecco perchè la presentazione ufficiale del riconoscimento Unesco a Geoparco, il 20 gennaio 2011, si tiene – per motivi, come dire, logistici – presso il Palazzo dell'Abbondanza di Massa Marittima.
Va beh, l'attività nel frattempo prosegue. E il Parco versa ogni anno al Comune di Gavorrano, tra convenzione e bonus per l'uso dei locali, circa 85.000 euro. Ma la struttura, che avrebbe dovuto essere anche un polo d'attrazione turistico, langue. Ed adesso, ecco il colpo di grazia: l'atteso e prestigioso Forum nazionale dei Geoparchi italiani, previsto per i prossimi 16 e 17 maggio, che vedrà la partecipazione di oltre cento persone tra delegati, ospiti e giornalisti, non si svolgerà – come sarebbe apparso normale – presso la sede del Parco a Gavorrano bensì, della serie “2 a 0 e palla al centro”, ancora a Massa Marittima. E stavolta è più complicato comprenderlo: la sala congressi dei “Bagnetti” è più grande e meglio attrezzata di quella dell'Abbondanza, tanto più che nel suo ampio salone a piano terra avrebbe potuto essere organizzato (come fatto in altre occasioni) il servizio catering. E poi si tratta dell'Evento principale di un Geoparco, e la sede “naturale” non poteva non essere il Centro Direzionale: del resto, che te ne fai di tutto quel popò di struttura se la lasci inutilizzata? Saranno contenti, soprattutto, gli operatori turistici della zona...
Senza contare, poi, il malinconico declino del Teatro delle Rocce: il “fiore all'occhiello” sta appassendo sotto un manto di erbacce e un “cartellone” stagionale ridotto ai minimi termini. “Non c'è un euro”, sospira sconsolato il presidente del Laboratorio GavorranoIdea, Gabriele Barbi. Il quale dovrebbe “ringraziare” il Parco ed il suo direttorissimo, che hanno deciso di spostare il Premio S. Barbara, ed i relativi 20.000 euro di finanziamento, a – indovinate un po'? – Massa Marittima. E “svuotato” anche della serata di premiazione, il Teatro delle Rocce deperisce. Guai però a parlare di darlo in gestione a privati: l'idea fa drizzare la fulva criniera della Zarina. Che può continuare a regnare indisturbata sui “Bagnetti”, novella Fortezza Bastiani nel Deserto dei Tartari.
Ma è sempre così che inizia il tramonto di un Impero...

Nessun commento:

Posta un commento