I
“Bagnetti”: una Cattedrale nel deserto?
Come
buttare 2 milioni
di
euro nel pozzo
E
il Teatro delle Rocce, “fiore all'occhiello”, appassisce tra le
erbacce
SACHA
PAGANINI
Da monumento di
archeologia industriale a “Cattedrale nel deserto”: ecco come
buttare 2 milioni di euro in un pozzo minerario, dove non si vede il
fondo...
“Prego, per la Storia
si entra da qui”: eh già, sembrava davvero di varcare una soglia
storica, in quel dolce se pur ventoso pomeriggio di settembre del
2008, quando venne inaugurata in gran pompa la “Porta” centrale
del Parco Nazionale Tecnologico Archeologico delle Colline
Metallifere, non ancora Tuscan Mining Geopark,
presso l'imponente ed avveniristica struttura dei “Bagnetti” di
Gavorrano.
Quel
6 settembre si compiva l'atto finale di un percorso avviato sei anni
prima, il coronamento di un sogno: il Parco aveva finalmente la sua
sede e il suo Centro Direzionale. Gavorrano diventava “Capitale”
delle Colline Metallifere (e quante polemiche, a Massa Marittima...)
e gettava le basi per un futuro radioso. O almeno così sembrava...
Quella
sera, durante il ricevimento accompagnato da un'orchestra da camera
nello splendido scenario del Teatro delle Rocce, nessuno immaginava
quel che avrebbe riservato il futuro... Non l'allora sindaco – e
Vicepresidente del Parco – Alessandro Fabbrizzi, ne tanto meno la
vera “dea ex machina” e musa ispiratrice Alessandra Casini. A
dire la verità, però, vi era chi nutriva qualche dubbio, sempre
tenuto riservatamente per sé: paradossalmente, quel “qualcuno”
era proprio il
(continua
a pag. 4)
Presidente
del Parco Hubert Corsi, che nascondeva il suo scetticismo dietro il
consueto affabile sorriso. Chi raccoglieva le sue scarne confidenze,
però, non capiva: la sede dei “Bagnetti” era il meglio che si
potesse avere. Gli uffici eleganti e super-accessoriati, uno spazioso
e luminoso salone espositivo che avrebbe introdotto ad uno
spettacolare percorso museale multimediale, l'enoteca comunale dove
ricevere gli ospiti di riguardo ed una efficiente e attrezzatissima
sala congressi da 250 posti con annesse salette riunioni in ambienti
tutti wi-fi.
Quello
che fino al giorno prima era uno splendido monumento di archeologia
industriale, era diventato un centro direzionale all'avanguardia per
un Parco che da quel momento si poneva all'avanguardia, arricchito
dal “fiore all'occhiello” del Teatro delle Rocce.
Vennero
da tutta Italia per ammirarlo. Poi, però, ripartiti il giorno dopo
gli ospiti, i battenti di quella avveniristica sede – il cui costo
per la ristrutturazione era stato di oltre 2 milioni di euro –
vennero chiusi per essere riaperti – tranne qualche saltuaria
occasione – solo nel novembre 2010, quando il Parco ora guidato da
Luca Agresti si trasferì armi e bagagli definitivamente.
In
quei due anni in cui il colosso languiva desolatamente, in molti si
chiedevano il perchè; a qualcuno venne perfino in mente di chiamare
il Gabibbo per denunciare lo spreco di denaro pubblico, qualcun altro
lo motivava teorizzando un “braccio di ferro” tra il nuovo
sindaco Massimo Borghi e il direttorissimo
(del Parco, del Teatro, del Laboratorio GavorranoIdea) Alessandra
Casini, le cui rispettive idee sui “Bagnetti” divergevano: il
primo voleva destinare l'enoteca comunale in altra sede (morale della
favola: è chiusa da due anni) e contrastava il progetto del museo
ideato dalla Casini (“Con cappuccino e museo non si mangia”,
esclamò una volta anticipando nei tempi Giulio Tremonti), che
infatti è ben lungi dal vedere la luce. La seconda, dal canto suo,
bollò come estemporanea e senza senso la proposta di Borghi di
trasferire ai “Bagnetti” gli uffici del Comune, e dargli tutti i
torti francamente non si può...
Comunque,
come detto, a novembre 2010 finalmente riapre la “Porta”. Ed è a
quel punto che il “segreto di Pulcinella” viene svelato. La
struttura da oltre due milioni di euro non ha... il sistema di
condizionamento: gelo d'inverno, caldo torrido d'estate! Eh già, i
progettisti non l'avevano contemplato e a rimetterci le mani equivale
ad altre centinaia di migliaia di euro che nel frattempo non ci sono
più. Ecco perchè la presentazione ufficiale del riconoscimento
Unesco a Geoparco, il 20 gennaio 2011, si tiene – per motivi, come
dire, logistici – presso il Palazzo dell'Abbondanza di Massa
Marittima.
Va
beh, l'attività nel frattempo prosegue. E il Parco versa ogni anno
al Comune di Gavorrano, tra convenzione e bonus per l'uso dei
locali, circa 85.000 euro. Ma la struttura, che avrebbe dovuto essere
anche un polo d'attrazione turistico, langue. Ed adesso, ecco il
colpo di grazia: l'atteso e prestigioso Forum nazionale dei Geoparchi
italiani, previsto per i prossimi 16 e 17 maggio, che vedrà la
partecipazione di oltre cento persone tra delegati, ospiti e
giornalisti, non si svolgerà – come sarebbe apparso normale –
presso la sede del Parco a Gavorrano bensì, della serie “2 a 0 e
palla al centro”, ancora a Massa Marittima. E stavolta è più
complicato comprenderlo: la sala congressi dei “Bagnetti” è più
grande e meglio attrezzata di quella dell'Abbondanza, tanto più che
nel suo ampio salone a piano terra avrebbe potuto essere organizzato
(come fatto in altre occasioni) il servizio catering. E poi si tratta
dell'Evento principale di un Geoparco, e la sede “naturale” non
poteva non essere il Centro Direzionale: del resto, che te ne fai di
tutto quel popò di struttura se la lasci inutilizzata? Saranno
contenti, soprattutto, gli operatori turistici della zona...
Senza
contare, poi, il malinconico declino del Teatro delle Rocce: il
“fiore all'occhiello” sta appassendo sotto un manto di erbacce e
un “cartellone” stagionale ridotto ai minimi termini. “Non c'è
un euro”, sospira sconsolato il presidente del Laboratorio
GavorranoIdea, Gabriele Barbi. Il quale dovrebbe “ringraziare” il
Parco ed il suo direttorissimo, che hanno deciso di spostare
il Premio S. Barbara, ed i relativi 20.000 euro di finanziamento, a –
indovinate un po'? – Massa Marittima. E “svuotato” anche della
serata di premiazione, il Teatro delle Rocce deperisce. Guai però a
parlare di darlo in gestione a privati: l'idea fa drizzare la fulva
criniera della Zarina. Che può continuare a regnare
indisturbata sui “Bagnetti”, novella Fortezza Bastiani nel
Deserto dei Tartari.
Ma è sempre così che inizia il tramonto di un Impero...
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