venerdì 23 marzo 2012

I giovani don Chisciotte di Niscemi contro i "mulini a vento" del MUOS


di FILIPPO FORTE
Ricordate “Il volo del calabrone” di Ken Follett? No? Beh, andate a rileggerlo. Nel libro si narra la storia, romanzata ma vera, di un gruppo di giovani resistenti danesi che, con il loro coraggio, cambiarono le sorti della II Guerra Mondiale. Infatti, fu grazie a loro che i Servizi segreti di Sua Maestà Britannica vennero a conoscenza dell'esistenza e della localizzazione di “Freya”, il super-radar impiantato dai nazisti nello sperduto isolotto di Sande grazie al quale potevano intercettare (e quindi abbattere con sorprendente facilità) i bombardieri inglesi diretti verso la Germania.
E se il grande scrittore passasse dalle parti di Niscemi, siamo nella profonda Sicilia odorosa di agrumi dove si gustano le granite più buone del mondo, potrebbe scrivere una versione moderna del suo best-seller.
Intendiamoci: nessuno vuole accostare la mitica U.S. Army alle truppe hitleriane. God bless America, ci mancherebbe! Però, il contesto che si respira nella – almeno fino a ieri – tranquilla cittadina in provincia di Caltanissetta appare lo stesso: impianti radar misteriosi, silenzio assoluto, leggi calpestate, ed infine un gruppo di ragazzi, costituitosi nel “Comitato No-Muos” che, emuli di Don Chisciotte, si batte a mani nude (e nella totale indifferenza della stampa locale e nazionale) contro i moderni “mulini a vento”.
Alt, fermi tutti! Che diavolo è, tanto per cominciare, il “Muos”? Esso è l'acronimo di “Mobile User Objective System”, ed è un programma del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che prevede un sistema di comunicazioni satellitari tramite quattro installazioni radar a terra e relativi satelliti nello spazio capace di coordinare e supportare tutte, dicasi “tutte”, le forze terrestri, navali ed areonautiche americane in ogni parte del mondo si trovino. Beh, se non sono le “Guerre Stellari” ipotizzate da Ronald Reagan, poco ci manca... E che cosa c'entra, direte voi, Niscemi con tutto questo? Intanto, partiamo dal presupposto che la cittadina è ad un tiro di schioppo (vabbè, metafora forse sbagliata...) dalla base Nato (leggi: statunitense) di Sigonella. Sì, proprio quella... Dove, prima e forse unica volta nella Storia, un Presidente del Consiglio italiano – al secolo Bettino Craxi – disse chiaro e tondo (e forse poi la pagò...) all'inquillino della Casa Bianca che “quello” era suolo nazionale e che facesse rinfoderare le colt ai suoi cow-boys. Orbene, dicevamo, lì risiede la base aerea all'estremità sud dell'Europa, proprio di fronte alle sponde nord-africane e del Medio Oriente. Che, tramontata la “Guerra Fredda”, è diventato il fronte più “caldo” per l'Occidente.
Quindi il Pentagono ha pensato bene (e, a dirla tutta, come dargli torto?) di installare proprio nei suoi pressi, per l'appunto, una delle quattro stazioni radar “Muos” dopo aver smantellato un – ormai inutile e vetusto – impianto in Islanda. Fin qui, almeno all'apparenza, poco da dire. E comunque non è questa la sede per un corso accelerato di geo-politica.
I problemi, però, sorgono subito dopo. E, tanto per sgombrare il campo dagli equivoci, non si tratta di questioni ideologiche: non siamo nell'ambito del yankees go home e neppure della contestazione contro “l'imperialismo americano”. Anche se, per dovere di cronaca, quest'alone di mistero che circonda la faccenda qualche dubbio lo fa sorgere. Ad esempio: questo innovativo sistema satellitare controllerà anche le operazioni in volo dei famosi “droni”, i bombardieri-killer senza pilota. Non è per caso che il “Muos” di Niscemi dovrebbe servire a coordinare eventuali operazioni contro l'Iran?
Così, tanto per dire... Certo che la fretta, la solerzia, la rapidità e – soprattutto – la cappa di silenzio imposta sulla vicenda con le quali stanno costruendo l'avveniristico impianto-radar qualche pensierino lo fanno frullare.
Ma, a parte questo, come dicevamo, il problema è un altro. Se un gruppo, sempre più nutrito, di cittadini di Niscemi, che siano studenti, professionisti, artigiani, casalinghe, insomma gente “normale”, si sta ribellando, il motivo è specificatamente glocal, non global. Il fatto è questo: il “Muos” è un sistema composto da tre giganteschi radar del diametro di 20 metri e alti 15 ad “altissima frequenza” (UHF) e due torri-radio alte 150 metri. E dove te lo vanno ad installare? Nel Parco della Sughereta, riserva naturale regionale.
Gli americani potrebbero a questo punto obiettare che nel Parco già esiste, dal 1991, un'altra stazione di telecomunicazioni della Marina statunitense, il NRTF, che utilizza trasmissioni in alta (HF) e bassa (LF) frequenza. Però è chiaro che un surplus di emissioni elettromagnetiche di quel tipo e le dimensioni impattanti del nuovo impianto devasterebbero definitivamente l'eco-sistema circostante, senza contare le implicazioni per la salute degli abitanti del circondario.
Qui si entra in un campo... minato, fatto di studi e controperizie tutte tese ad invalidare le tesi della controparte. Ma resta il fatto che le autorità militari USA, ad esempio, hanno negato e continuano a negare all'ARPA siciliana le pur minime informazioni, tranne generiche rassicurazioni, circa l'impatto ambientale causato dalle onde elettromagnetiche ad altissima frequenza e i conseguenti effetti collaterali sulle persone (ed in particolar modo sul loro sistema immunitario), trincerandosi dietro il più trito e rigido dei top secret, manco John Wayne in missione con i suoi “Berretti verdi”.
Ed è qui, alla resa dei conti, il punto. Perchè gli abitanti di Niscemi non ce l'hanno tanto con gli americani quanto sono incazzati neri con i politici di casa nostra, e soprattutto loro. Chi ha dato le autorizzazioni? Perchè non è stato possibile effettuare una Valutazione d'impatto ambientale? Come mai la Regione non ha saputo difendere le proprie prerogative, essendo per di più quella zona riserva naturale? Gli amministratori locali cadono dalle nuvole e, nella “migliore” (si fa per dire...) tradizione di una Sicilia dura a morire, nulla sanno, nulla hanno visto o sentito ma – soprattutto – nulla hanno detto, neanche fossimo dentro a un libro di Leonardo Sciascia.
E lui sì, che da questa storia avrebbe saputo trarci un bel romanzo. Altro che Ken Follett...

giovedì 15 marzo 2012

TUSCAN MINING GEOPARK / "LA NAZIONE" E LA CENSURA BIPARTISAN


di ALESSANDRO BALDASSERINI
La prima lettera d'incarico porta la data del 1 giugno 1978 ed era firmata dal direttore de “La Nazione” Alberto Sensini e dal burbero – e temuto – responsabile delle redazioni provinciali Apollonio. Da lì, comincia il mio ultra-trentennale viaggio nel mondo del giornalismo. Un mondo, allora, fatto ancora di telescriventi, tanto che il primo telefax – massiccio ed ingombrante, alto circa un metro e dall'improbabile color arancione – sembrava piovuto dal cyber-spazio.
Frequentando la redazione di Grosseto, ebbi la fortuna ed il privilegio di conoscere fior di giornalisti: il giovane praticante Giuseppe Mascambruno (un giorno assurto a direttore della testata), il mitico inviato Maurizio Naldini, la “grande firma” dello sport maremmano Ilio Bandinelli; e poi lui, Vittorio Donatelli, caporedattore dalle rare qualità professionali e, soprattutto, umane.
Tutto questo mi è venuto alla mente mentre l'attuale caporedattore de La Nazione di Grosseto, Luca Mantiglioni, martedi scorso balbettava imbarazzate e risibili giustificazioni (da me sollecitate, perchè lui si era ben guardato dal telefonarmi) per motivare la soppressione “hic et nunc” della mia rubrica settimanale sul Geoparco delle Colline Metallifere, di cui avevamo concordato contenuti e modalità fin nei minimi dettagli compreso il numero di battute, così come confermatomi dal collega Fernando Quatraro nella telefonata alle ore 15.02 del 28 febbraio, e che aveva visto l'esordio con la regolare pubblicazione il giovedi 1 marzo.
Una censura in piena regola ed è fin troppo facile intuire che questa decisione sia stata presa dietro  “suggerimento” da parte di qualcuno.
Comprendo che, in una piccola redazione di provincia, sia difficile restare insensibili alle pressioni ed agli “amichevoli consigli” che provengono da certi ambienti. Per esempio, e noi di HeartonEarth Report ce ne siamo accorti, non è facile fare un'accurata e libera informazione sul Geoparco delle Colline Metallifere, dove il presidente è anche coordinatore provinciale del PdL e il “king maker” del Comitato di Gestione è il Presidente PD (senza “elle”) della Provincia. Una “tenaglia” bipartisan da cui è difficile liberarsi e che cerca da un anno (sia chiaro: inutilmente) di metterci la mordacchia.
Tuttavia, risulta impietoso il raffronto tra il penoso barcamenarsi di oggi e la serena sicurezza dell'altro ieri, quando Donatelli, rispondendo alle stizzite telefonate di Susanna Agnelli – a quei tempi sindaco dell'Argentario – che chiedeva la “testa” dell'allora giovane ed irriverente cronista, ribatteva serafico: “Signora, non sta a lei decidere cosa devono scrivere i miei collaboratori”.
Altri tempi, altre spine dorsali...
P.S.: E' una quisquilia, ma già quattro persone mi hanno chiesto come mai la rubrica non esce più. Qualcuno è in grado, senza arrossire, di spiegarlo ai propri lettori?