di
FILIPPO FORTE
Ricordate “Il volo del calabrone” di Ken Follett?
No? Beh, andate a rileggerlo. Nel libro si narra la storia, romanzata
ma vera, di un gruppo di giovani resistenti danesi che, con il loro
coraggio, cambiarono le sorti della II Guerra Mondiale. Infatti, fu
grazie a loro che i Servizi segreti di Sua Maestà Britannica vennero
a conoscenza dell'esistenza e della localizzazione di “Freya”, il
super-radar impiantato dai nazisti nello sperduto isolotto di
Sande grazie al quale potevano intercettare (e quindi abbattere con
sorprendente facilità) i bombardieri inglesi diretti verso la
Germania.
E se il grande scrittore passasse dalle parti di
Niscemi, siamo nella profonda Sicilia odorosa di agrumi dove si
gustano le granite più buone del mondo, potrebbe scrivere una
versione moderna del suo best-seller.
Intendiamoci: nessuno vuole accostare la mitica U.S.
Army alle truppe hitleriane. God bless America, ci
mancherebbe! Però, il contesto che si respira nella – almeno fino
a ieri – tranquilla cittadina in provincia di Caltanissetta appare
lo stesso: impianti radar misteriosi, silenzio assoluto, leggi
calpestate, ed infine un gruppo di ragazzi, costituitosi nel
“Comitato No-Muos” che, emuli di Don Chisciotte, si batte a mani
nude (e nella totale indifferenza della stampa locale e nazionale)
contro i moderni “mulini a vento”.
Alt, fermi tutti! Che diavolo è, tanto per cominciare,
il “Muos”? Esso è l'acronimo di “Mobile User Objective
System”, ed è un programma del Dipartimento della Difesa degli
Stati Uniti che prevede un sistema di comunicazioni satellitari
tramite quattro installazioni radar a terra e relativi satelliti
nello spazio capace di coordinare e supportare tutte, dicasi “tutte”,
le forze terrestri, navali ed areonautiche americane in ogni parte
del mondo si trovino. Beh, se non sono le “Guerre Stellari”
ipotizzate da Ronald Reagan, poco ci manca... E che cosa c'entra,
direte voi, Niscemi con tutto questo? Intanto, partiamo dal
presupposto che la cittadina è ad un tiro di schioppo (vabbè,
metafora forse sbagliata...) dalla base Nato (leggi: statunitense) di
Sigonella. Sì, proprio quella... Dove, prima e forse unica volta
nella Storia, un Presidente del Consiglio italiano – al secolo
Bettino Craxi – disse chiaro e tondo (e forse poi la pagò...)
all'inquillino della Casa Bianca che “quello” era suolo nazionale
e che facesse rinfoderare le colt ai suoi cow-boys. Orbene, dicevamo,
lì risiede la base aerea all'estremità sud dell'Europa, proprio di
fronte alle sponde nord-africane e del Medio Oriente. Che, tramontata
la “Guerra Fredda”, è diventato il fronte più “caldo” per
l'Occidente.
Quindi il Pentagono ha pensato bene (e, a dirla tutta,
come dargli torto?) di installare proprio nei suoi pressi, per
l'appunto, una delle quattro stazioni radar “Muos” dopo aver
smantellato un – ormai inutile e vetusto – impianto in Islanda.
Fin qui, almeno all'apparenza, poco da dire. E comunque non è questa
la sede per un corso accelerato di geo-politica.
I problemi, però, sorgono subito dopo. E, tanto per
sgombrare il campo dagli equivoci, non si tratta di questioni
ideologiche: non siamo nell'ambito del yankees go home e
neppure della contestazione contro “l'imperialismo americano”.
Anche se, per dovere di cronaca, quest'alone di mistero che circonda
la faccenda qualche dubbio lo fa sorgere. Ad esempio: questo
innovativo sistema satellitare controllerà anche le operazioni in
volo dei famosi “droni”, i bombardieri-killer senza pilota. Non è
per caso che il “Muos” di Niscemi dovrebbe servire a coordinare
eventuali operazioni contro l'Iran?
Così, tanto per dire... Certo che la fretta, la
solerzia, la rapidità e – soprattutto – la cappa di silenzio
imposta sulla vicenda con le quali stanno costruendo l'avveniristico
impianto-radar qualche pensierino lo fanno frullare.
Ma, a parte questo, come dicevamo, il problema è un
altro. Se un gruppo, sempre più nutrito, di cittadini di Niscemi,
che siano studenti, professionisti, artigiani, casalinghe, insomma
gente “normale”, si sta ribellando, il motivo è specificatamente
glocal, non global. Il fatto è questo: il “Muos” è
un sistema composto da tre giganteschi radar del diametro di 20 metri
e alti 15 ad “altissima frequenza” (UHF) e due torri-radio alte
150 metri. E dove te lo vanno ad installare? Nel Parco della
Sughereta, riserva naturale regionale.
Gli americani potrebbero a questo punto obiettare che
nel Parco già esiste, dal 1991, un'altra stazione di
telecomunicazioni della Marina statunitense, il NRTF, che utilizza
trasmissioni in alta (HF) e bassa (LF) frequenza. Però è chiaro che
un surplus di emissioni elettromagnetiche di quel tipo e le
dimensioni impattanti del nuovo impianto devasterebbero
definitivamente l'eco-sistema circostante, senza contare le
implicazioni per la salute degli abitanti del circondario.
Qui si entra in un campo... minato, fatto di studi e
controperizie tutte tese ad invalidare le tesi della controparte. Ma
resta il fatto che le autorità militari USA, ad esempio, hanno
negato e continuano a negare all'ARPA siciliana le pur minime
informazioni, tranne generiche rassicurazioni, circa l'impatto
ambientale causato dalle onde elettromagnetiche ad altissima
frequenza e i conseguenti effetti collaterali sulle persone (ed in
particolar modo sul loro sistema immunitario), trincerandosi dietro
il più trito e rigido dei top secret, manco John Wayne in
missione con i suoi “Berretti verdi”.
Ed è qui, alla resa dei conti, il punto. Perchè gli
abitanti di Niscemi non ce l'hanno tanto con gli americani quanto
sono incazzati neri con i politici di casa nostra, e
soprattutto loro. Chi ha dato le autorizzazioni? Perchè non è stato
possibile effettuare una Valutazione d'impatto ambientale? Come mai
la Regione non ha saputo difendere le proprie prerogative, essendo
per di più quella zona riserva naturale? Gli amministratori locali
cadono dalle nuvole e, nella “migliore” (si fa per dire...)
tradizione di una Sicilia dura a morire, nulla sanno, nulla hanno
visto o sentito ma – soprattutto – nulla hanno detto, neanche
fossimo dentro a un libro di Leonardo Sciascia.
E lui sì, che da questa storia avrebbe saputo trarci un
bel romanzo. Altro che Ken Follett...